Bisogna guardare alle spese o alla solidità dell’istituto di credito? Tutto online o in filiale? Conta di più il consulente o l’importanza della banca?
Se ci pensi, nella vita di una persona, serve necessariamente essere accompagnati da determinati professionisti (consulente finanziario, assicuratore, medico di famiglia, commercialista etc.).
Ci sono poi tanti altri servizi fondamentali come l’operatore di telefonia, il provider dei servizi e-mail, SPID, luce etc., ma questi sono chiaramente meno impegnativi da selezionare e si basano sul semplice confronto tariffario.
Cosa fa una banca?
La banca può fornire alle persone tantissimi servizi fondamentali come:
- Custodia e tutela dei propri risparmi;
- Consulenza investimenti;
- Consulenza assicurativa;
- Consulenza successoria;
- Strumenti di pagamento digitali;
- Carte di pagamento;
- Finanziamenti;
- Fidejussioni e Garanzie…
Per non parlare dell’infinità di servizi dedicati alle imprese, sia di piccole che grandi dimensioni.
Tutti hanno bisogno di una banca
Puoi anche essere la persona più digitale del mondo, ma un rapporto bancario, anche con una banca online o digitale, devi necessariamente averlo.
C’è anche chi per principio evita il più possibile banche e pagamenti elettronici, ma il tempo che perde in questa battaglia persa in partenza, nel nome di non sa bene quale privacy, fa sprecare solo tempo, e quindi soldi.
Per non parlare di quando gli vanno i ladri in casa (qui il mio articolo sulla polizza casa) e gli portano via tutto il contante nascosto.
Ognuno fa giustamente quello che meglio crede, ma ripeto, il tempo e la comodità valgono denaro.
Quanto costa essere cliente di una banca?
Tutto nella vita ha un costo, e certamente le banche non sono enti di beneficienza, anche se il loro ruolo sociale è di primaria importanza e riconosciuto dalla costituzione italiana.
Vediamo una piccola carrellata delle principali voci di costo:
- Canone del conto corrente;
- Canone delle carte di pagamento;
- Canone dell’home banking;
- Spese per determinate operazioni (es. bonifici o prelevamenti);
- Spese per il recupero di contabili ed estratti;
- Spese servizio cassetta di sicurezza;
- Spese in caso di successione.
Sono tutte ben visibili nei fogli informativi/trasparenza del conto corrente e dei servizi accessori che puoi consultare in filiale, sul sito della banca e nell’home banking.
(Ho tralasciato volutamente tutto ciò che riguarda i finanziamenti, dato che non è l’argomento di questo articolo).
Attenzione invece a voci come “imposta di bollo”, “imposte”, “capital gain” e similari, perché non sono spese bancarie, ma imposte dello stato. Quindi la banca non centra nulla.
Come valutare l’affidabilità di una banca?
Ci sono degli indicatori che ci permettono di capire lo stato di salute di un istituto di credito.
I più importanti vengono definiti dalla Banca Centrale Europea, che poi li va periodicamente a testare tramite le attività di SREP.
Common Tier Equity 1 Ratio (CET 1)
Senza entrare in tecnicismi, è dato dal rapporto percentuale del capitale proprio della banca (Tier 1) e le attività ponderate per il rischio (RWA).
Permette quindi un giudizio sulla solidità della banca e sulla sua capacità di far fronte a crisi di mercato repentine.
Total Capital Ratio (TCR)
Stessa logica di prima ma sul patrimonio di vigilanza. È quindi un indicatore che permette di giudicare la solidità della banca in scenari critici di medio-lungo periodo.
Ci sono poi altri indicatori di rilievo, come quelli sui crediti deteriorati (NPLs), e altri comuni a tante altre aziende, come il Leverage e il ROE.
Rating
Le principali banche ottengono un voto da varie agenzie di rating, come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch.
Nell’emettere i giudizi, queste agenzie considerano non solo gli indicatori già citati, ma tanti altri aspetti complessi.
In passato sono stati emessi giudizi lusinghieri anche per banche poi fallite, ma dagli errori si impara e migliora.
Chi controlla le banche?
Fortunatamente, non c’è cosa più monitorata di un istituto bancario. Ti riporto alcune delle principali autorità coinvolte a vario titolo:
- Ministero delle Economie e delle Finanza (MEF);
- Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Antitrust);
- Banca d’Italia (Bankitalia);
- Banca Centrale Europea (BCE);
- European Banking Authority (EBA);
- Comitato di Basilea;
- Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob);
- Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass);
- Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip);
- Arbitro Bancario Finanziario (ABF);
- Società di Rating;
- Per certi versi anche Sindacati, Associazioni di Consumatori e procedure interne di Whistleblowing.
Ognuna ha chiaramente una specifica funzione e un campo di azione definito, non necessariamente di controllo preventivo.
Anche la dimensione della banca influenza il numero delle controparti di vigilanza con le quali dovrà interagire.
In che banca conviene aprire il conto?
Dipende da che tipo di cliente sei, la banca perfetta per te può non esserla per altri. Molte persone danno priorità diverse alle seguenti caratteristiche:
- Solidità, storia e importanza della banca;
- Costi del conto corrente e dei servizi accessori;
- Presenza sul proprio territorio delle filiali;
- Presenza di filiali fisiche e non solo call center;
- Competenza e disponibilità del personale, soprattutto in tema d’investimenti.
Vediamo qualche esempio:
1: Operatività standard, persona smart
Se non sei un grande investitore, o magari investi con banche dedicate, e hai dimestichezza con l’home banking, è chiaro che devi valutare in prima battuta i costi di gestione del conto e dei servizi abbinati.
Probabilmente in banca ci andrai forse una volta all’anno. L’imprevisto può capitare ma per la maggior parte delle operazioni sarai autonomo.
Tutte le banche sul loro sito, ma anche in filiale, hanno disponibili i fogli informativi della trasparenza. Sono tutti standard e quindi facilmente confrontabili tra di loro.
Nel controllarli non ti focalizzare però su commissioni che magari sostieni se va bene una volta ogni tot anni, ma concentrati su quelle che impattano realmente sulla tua operatività quotidiana.
2: Operatività standard, persona non avvezza alle tecnologie
In questo caso è forse utile, oltre ai costi, valutare anche la presenza di filiali fisiche in zona, di modo da poterti rivolgere al personale bancario in caso di necessità.
Su tutti i siti internet delle banche è possibile trovare la loro mappa territoriale, oppure ti basta cercare su un motore di ricerca la parola “banche” + il nome della località.
Meglio pagare qualche euro in più ma avere la possibilità di parlare di persona con qualcuno, anche se la presenza delle filiali non garantisce necessariamente un servizio puntuale, considera quindi anche la reale disponibilità del personale di filiale.
Ci sono realtà molto diffuse dove si viene presi a pesci in faccia, e altre più di nicchia dove invece si viene accolti sempre con il sorriso e i dovuti riguardi.
La gentilezza e la comprensione in certi casi non hanno prezzo.
Alcune persone, giustamente stanche di sostenere costi per qualsiasi cosa (contratto telefonico, abbonamenti vari, acqua, luce etc.), adottano un approccio molto selettivo anche con le banche.
Si trovano quindi a chiudere i rapporti con chi gli ha serviti con gentilezza e interesse per tanti anni, per questioni magari di 30 € all’anno. Poi, spesso, tornano indietro perché dall’altra parte, a fronte di costi irrisori, hanno ottenuto servizi pessimi.
3: Investitore autonomo e smart
Stesso discorso del caso 1, ma dovrai necessariamente valutare le funzionalità della piattaforma di trading e le commissioni applicate.
Se movimenti frequentemente strumenti finanziari con importi al di sopra dei 5.000/10.000 € dovrai considerare con attenzione anche i costi fissi di ogni operazione e valutare la presenza di profili commissionali a importo fisso e non percentuale.
Quindi pagare magari 10 € fissi a operazione e non lo 0,19 %.
Se fai vero e proprio trading, con operazioni tattiche/speculative, assicurati anche che la piattaforma fornisca la funzionalità di trailing stop (o stop loss dinamico).
4: Investitore che necessita di consulenza
Sia che uno sia smart o meno, questo è il caso scuola, cioè quello della persona che ha un patrimonio superiore ai 50.000 € e che vuole avvalersi di una consulenza sul come gestire i propri risparmi.
7 italiani su 10 si dichiarano analfabeti finanziari, quindi tantissime persone hanno bisogno di un faro per i propri investimenti.
Ci sono chiaramente anche persone competenti, ma molte non hanno tempo e voglia da dedicare alla gestione dei risparmi.
Entrano quindi in gioco aspetti importanti da considerare:
Competenza e disponibilità del consulente
Sarà la persona che ti guiderà nella gestione del tuo patrimonio, è quindi fondamentale che sia professionale, disponibile ed empatica.
Deve ascoltare attentamente le tue richieste e perseguire i tuoi obiettivi. Deve essere reperibile e concederti il giusto tempo.
Ne ho già parlato in questo mio articolo.
Costi degli strumenti d’investimento
Negli investimenti nulla è certo nel breve periodo, tranne i costi, che sono sempre ben quantificabili. Inutile quindi utilizzare strumenti costosi senza reali necessità.
Il mondo della finanza sembra complesso, e per certi versi lo è, ma lo si può affrontare con successo in maniera molto semplice.
I costi sono come l’inflazione (leggi il mio approfondimento), nel medio-lungo periodo ti sottraggono rendimento.
Costi del conto corrente e dei servizi associati
Ignorali. Può sembrare provocatorio ma è così. Quello che conta veramente è come la banca amministra i tuoi risparmi.
Che differenza ci potrà mai essere tra un conto di due banche? 80 € all’anno?
Per una somma così ridicola rapportata al tuo patrimonio, e ai rendimenti che ottieni, esprimi un giudizio e decidi di cambiare?
Al giorno d’oggi chi trova un bravo consulente trova un tesoro.
Magari la banca che ti fa pagare il conto corrente praticamente nulla, ti applica commissioni da capogiro sugli investimenti, ma queste, essendo annacquate nei rendimenti, non colpiscono la tua attenzione.
Ripeto, dai importanza a ciò che frena i tuoi interessi e i tuoi rendimenti, non alle cose che al massimo impattano quanto il costo di una cena al ristorante.
Tutto chiaro, ma la solidità della banca?
È qui che ti voglio: il sistema bancario italiano è uno dei più controllati e solidi.
Salvo che tu non ti imbatta nella banca che ti offre tutto gratuitamente e che ha 5 filiali in tutta Italia (cosa che comunque non significhi sia rischiosa), è davvero difficile rimanere con il cerino in mano.
In passato è successo, ma proprio per questo la normativa è diventata così stringente. Magari hai pure sentito parlare del fantomatico Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).
Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi
È un consorzio che, in caso di liquidazione coatta amministrativa di un istituto di credito aderente, rimborsa le somme presenti sul conto corrente entro i 100.000 €. Questo vale per ogni banca in cui hai il conto.
Se ad esempio hai 100.000 € in ogni tuo conto, sei teoricamente coperto per tutto il tuo capitale, sempre che le banche siano differenti. Se il conto è cointestato la garanzia sale di 100.000 € per ogni cointestatario.
Esiste anche la versione analoga per le banche di Credito Cooperativo, cioè il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo (FGDCC).
Tutto molto bello, ma in banca nessuno ti dirà mai che è una sorta di miraggio.
Se fallisce una banca italiana di grosse dimensioni, probabilmente si tirerà dietro quasi tutto il sistema, ed ecco che il fondo, forse, non reggerà.
Infatti in questo fondo non ci sono ingenti somme pronte all’uso, ma queste vengono versate principalmente al bisogno. Ma da chi?
Dalle banche!
Quindi se una banca va in difficoltà le altre versano sul fondo un quota che servirà a rimborsare i clienti di quest’ultima. Se tutte però sono in difficoltà capisci bene che diventa difficile che il cerchio si chiuda.
Meglio che niente, ma se hai tanta liquidità sul conto e non investi, allora diventa fondamentale verificare la solidità della tua banca.
Perché se investi la solidità passa in secondo piano?
Salvo che tu non acquisti azioni od obbligazioni della tua banca (che come ho spiegato in questo mio articolo sulla diversificazione, è una scelta tendenzialmente sbagliata) ogni volta che investi il tuo capitale esce dalla banca.
Infatti la banca è titolare delle tue somme sul conto, ma semplice depositaria dei tuoi investimenti.
Se quindi utilizzi i classici strumenti d’investimento come ETF, Fondi e Gestioni Patrimoniali, seppur contenuti nel dossier titoli della banca, elimini già il rischio di solvibilità.
In caso di default della banca potrai trasferire il deposito titoli presso un’altra banca o valutare se rimanere cliente della banca che si farà carico di acquistare quella fallita.
Non mi stancherò mai di dirlo: se parte del proprio patrimonio liquido non è destinato a un utilizzo immediato (acquisto casa, ristrutturazione, cambio auto etc.), è molto più rischioso e poco intelligente lasciarlo sul conto corrente rispetto che investirlo saggiamente.
Se lo tieni sul conto, a causa dell’inflazione, otterrai una perdita certa (leggi il mio approfondimento).
Perderai inoltre tantissime opportunità di rendimento alla portata di tutti, come spiegato in questo mio articolo critico sui BTP e in quest’altro dedicato agli investimenti per i figli, con riflessioni comunque utili per tutti.
Spero di averti sensibilizzato sul tema dei costi. Ora sei in grado di capire a quali fattori dare la priorità, e a non essere focalizzato solo sulla spesa di un banale bonifico.