L’investitore medio è spesso attratto da investimenti con cedole e dividendi. Ma siamo sicuri che sia una strategia corretta e profittevole?
Cos’è una cedola
La parte d’interesse che viene restituita tramite flussi periodici a chi presta denaro a uno stato o a una azienda.
È un classico il caso dei titoli obbligazionari pubblici come BTP, CCT, BTP Italia e BTP€i, che offrono cedole trimestrali/semestrali, o di quelli privati (societari/corporate) come convertibili, subordinati, indicizzati, eurobond, esteri, garantiti etc.
A tal proposito leggi anche il mio articolo sui rischi dei titoli di stato italiani.
Cos’è un dividendo
La parte di utile che viene distribuito dalla società agli azionisti, e non viene quindi reinvestito nell’attività.
Per alcuni è considerato un indicatore di salute, dato che non tutte le aziende possono permettersi il lusso di privarsi di una parte del loro utile. Ma c’è anche un motivo di fondo che ti spiegherò ora.
Perché non tutti offrono dividendi?
Storicamente le aziende con business già ben avviati, utili e flussi di cassa costanti e bassi prezzi, definite “value” (es. settore finanziario ed energetico), riescono a offrire stabili e corpose politiche di dividendo, mentre aziende in fase di crescita o che operano in mercati molto dinamici, con forti aspettative sugli utili futuri, definite “growth” (es. settore tecnologico), difficilmente potranno privarsi di tali somme fondamentali per la loro crescita, la ricerca e lo sviluppo.
Quindi una azienda nel corso degli anni può passare da growth a value, o comunque modificare la sua politica di dividendo. Una sua eventuale riduzione è un momento delicato, spesso valutato negativamente dal mercato.
Cosa succede quando l’azione stacca il dividendo?
Nella giornata di stacco il prezzo del titolo azionario solitamente ne risente negativamente.
Se ad esempio l’azione quota 100 € e il dividendo previsto è di 1 €, chi ha 1 azione riceverà 1 €, ma allo stesso tempo vedrà il titolo scendere di 1 €. Quindi da un lato incasserà l’1 % (dividend yield, cioè rapporto tra dividendo e prezzo azione), dall’altro perderà l’1 % sulla quotazione.
Non ha quindi senso acquistare titoli azionari pochi giorni prima dello stacco per poi rivenderli una volta incassato il dividendo. Magari al netto l’operazione si chiuderà in pari, ma avrai comunque pagato commissioni d’acquisto e di vendita.
Perché piacciono tanto?
Per molti c’è l’idea diffusa che i dividendi siano una sorta di bonus aggiuntivo rispetto all’investimento fatto, un regalo. Ma come abbiamo visto il loro valore è già incorporato nel prezzo di quotazione dell’azione.
Con le cedole c’è invece la percezione che tutto stia andando per il verso giusto, un po’ come se fossimo una banca che vede i propri clienti pagare regolarmente le rate (cedole) dei prestiti.
Perché i dividendi non sono fondamentali
Le cedole sono la parte integrante di un investimento obbligazionario assieme al prezzo di emissione/quotazione.
Proseguendo nella lettura scoprirai però che ci sono strumenti che investono in tali titoli, ma ottimizzando la gestione delle cedole.
Invece le azioni che staccano dividendo non sono necessariamente migliori di quelle che non lo fanno.
Pensa a tutti i dividendi che nel corso del tempo vengono lasciati sul conto corrente, senza essere investiti, remunerati o spesi. L’inflazione lentamente li eroderà (leggi il mio articolo sull’inflazione).

Scegliere solo azioni ad alto dividendo è quindi sbagliato salvo che il proprio obiettivo non sia quello di crearsi una rendita da sfruttare per altri investimenti o per le spese di tutti i giorni.
Ci sono poi strategie più strutturate dove effettivamente si possono usare fondi o ETF specializzati in titoli ad alto dividendo, ma non tanto per incassarli (anzi, non verranno proprio incassati sul conto), ma semplicemente perché questi titoli hanno mediamente una volatilità inferiore.
Non dimentichiamo inoltre che le politiche di dividendo, come spiegato, sono assolutamente discrezionali, quindi chi oggi stacca un dividendo interessante non è detto che lo farà anche in futuro.
Si possono poi creare dividendi fai da te con rimborsi manuali anche su strumenti che non li prevedono. In particolare con i fondi d’investimento si possono impostare veri e propri automatismi di rimborso (importo, giorno e periodicità).
I fondi cedolari o con dividendo
Anche qui c’è una distorsione di pensiero abbastanza comune da chiarire: qualsiasi fondo/ETF ha al suo interno titoli che staccano dividendi e cedole, ma invece che distribuirli, li reinvestono capitalizzando gli interessi.
Questo dal punto di vista finanziario è il massimo dell’efficienza: non vedrai nessun accredito ma il valore del patrimonio investito aumenterà tramite l’accumulo di cedole e dividendi, che a loro volta genereranno ulteriori rendimenti con il passare del tempo (interesse composto).

Si avranno benefici anche dal punto fiscale, visto che le imposte si pagheranno alla fine dell’investimento, cioè quando venderai, e non a ogni stacco cedola. Quindi ulteriore capitale che alimenta il montante.
Quindi che fare?
Se hai in mente una strategia di lungo periodo nella quale è fondamentale avere una rendita, privilegia azioni di tutto il mondo (leggi il mio articolo sulla diversificazione) che abbiamo uno storico di dividendo sostenibile, o ancor meglio ETF con esposizioni globali specializzati nella distribuzione di dividendi.
Valuta con estrema attenzione strategie con BTP (come spiegato in questo mio articolo).
I fondi/ETF che staccano dividendi (a distribuzione) li riconosci dalla sigla “dist” nel nome, mentre quelli che li reinvestono nel patrimonio (ad accumulo) non riportano nulla o eventualmente “acc”.
Se invece non hai alcuna necessità di avere una rendita, ignora serenamente la caccia ostinata al dividendo. Nel lungo periodo il tuo investimento avrà sicuramente un rendimento maggiore rispetto a chi ha lasciato marcire sul conto i tanto amati dividendi.