Nella vita bisogna investire su se stessi, ma negli investimenti NON bisogna investire su se stessi.
Sembra un gioco di parole ma è la verità per non incappare in un rischio sottovalutato che può ridurre il valore dei tuo patrimonio. Ti spiego perché bisogna diversificare e come farlo correttamente.
Il desiderio della maggior parte degli investitori è guadagnare senza correre rischi, e la prima regola che viene insegnata è quella della diversificazione. Diversificare significa costruire un portafoglio variegato, non troppo sbilanciato su particolari tipologie di investimento, aree geografiche, settori economici, valute.
Esempi di mancata diversificazione
Un portafoglio che investe solamente in azioni e obbligazioni americane non è diversificato dal punto di vista geografico. Quello che investe solo in azioni bancarie non rispetta la diversificazione settoriale. Un risparmiatore Italiano che utilizza solamente strumenti quotati in dollari non diversifica l’aspetto valutario.
Ciò non vuol dire che questo sia sbagliato, anzi, in certi fasi di mercato può essere una scelta tattica proficua, ma l’investitore medio dovrebbe astenersene.
Può essere utile considerare anche il numero degli strumenti in portafoglio: avere 5.000 € nell’azione A + 5.000 € nell’azione B è diverso da averne 2.000 € in A + 2.000 € in B + 2.000 in C + 4.000 € in D. Nel primo caso se una delle due aziende dovesse fallire ci troveremmo con metà portafoglio perso, nel secondo caso, invece, solo una piccola fetta verrebbe azzerata.
Ma se A, B, C e D facessero parte dello stesso settore? saremmo quasi da capo.
Ora che ti è più chiaro il concetto della diversificazione, entriamo nel dettaglio:
L’investitore nelle sue scelte è spesso influenzato da uno dei più classici errori cognitivi, l’home bias, cioè lo scegliere tendenzialmente strumenti d’investimento inerenti il proprio ambito lavorativo, città o nazione.
E’ classico l’esempio di Parmalat: i piccoli risparmiatori che hanno investito nelle azioni della nota azienda Parmense erano spesso residenti sul territorio; stessa cosa seppur senza fallimenti o crac per i Modenesi e la Ferrari, o i Torinesi e la Fiat.
Perché? perché magari ci lavori o vedi ogni giorno lo stabilimento dalla finestra di casa o usi i loro prodotti. Hai quindi confidenza, o almeno hai questa percezione. Raramente l’investitore medio italiano comprerà azioni di una solida azienda sconosciuta di Stoccarda, opterà più facilmente per quelle della banca dove ha il conto.
Cosa voglio dirti? Che è probabile che tu cada prima o poi nella tentazione di chiedere al consulente “Perché non compriamo un fondo che investe nell’industria automobilistica?“, e magari lavori proprio in una azienda del settore o del relativo indotto produttivo.
Oppure accetti con entusiasmo la possibilità di comprare a condizioni agevolate le azioni dell’azienda per cui lavori.
Vediamo ora quali sono le conseguenze di questo approccio, e come correre ai ripari:
Nessuno potrà mai escludere una prossima forte crisi del settore automobilistico e, conseguentemente, la perdita del tuo posto di lavoro. Cosa farai quindi? utilizzerai i risparmi, ma… il loro valore si è dimezzato, come mai? perché erano investiti quasi tutti nello stesso settore in cui lavoravi tu, lo stesso colpito dalla crisi, lo stesso con il quale avevi familiarità.
È una ipotesi certamente avversa che ho voluto ricreare per renderti chiaro il messaggio, ma è una variabile da considerare, dato che spesso l’investitore medio tende a farsi influenzare da paure inerenti casistiche meno probabili o assurde.
Ogniqualvolta un cliente inizia a prendere confidenza con il mondo della finanza, volendoci mettere un pizzico di suo, cade in questa trappola mentale.
Questo discorso può essere esteso anche all’aspetto geografico
Sei un imprenditore e la tua azienda italiana non esporta? una crisi dei consumi in Italia potrebbe metterla in difficoltà? ritagliati una fetta di portafoglio che non abbia legami stretti con l’Italia.
Oppure: lavori per una azienda che ha un fatturato alimentato sensibilmente dalle esportazioni verso l’India? allora non destinare una fetta consistente del tuo portafoglio in fondi che investono in India. Magari molti analisti daranno quel paese come ottimo porto per i tuoi investimenti, ma tu devi essere abile nell’analizzare prima di tutto la fonte e le dinamiche delle tue entrate, e poi cosa è bello e cosa è brutto.
Settori con analogie
Uno spunto interessante su larga scala può essere dato dai settori ciclici e difensivi, considerando però che il loro andamento non sempre è così semplificabile:
- Settori ciclici
Sono influenzati dal ciclo economico, quindi se l’economia va bene tendenzialmente crescono, viceversa perdono valore. Esempio: materie prime (commodity, es. rame e argento), finanziario (banche e assicurazioni), immobiliare, tecnologico, industriale, beni durevoli (es. automobili). - Settori difensivi o anti ciclici
Sono meno influenzati dall’andamento dell’economia, hanno quindi orientativamente un andamento stabile, meno profittevole però nelle fasi di espansione. Esempio: sanità, farmaceutico, servizi pubblica utilità, alimentare, energetico, telecomunicazioni.
Se lavori quindi in una impresa di costruzioni, potrai sicuramente investire una fetta del tuo portafoglio nel settore finanziario, ma dovrai essere consapevole che potrebbe non bastare in caso di shock dei mercati, essendo entrambi settori ciclici.
Quindi che regole posso darmi?
I singoli obiettivi di un risparmiatore influenzano le variabili in gioco, ma qualche consiglio valido per tutte le stagioni te lo lascio:
- Se investi direttamente in azioni e obbligazioni non limitarti a pochi titoli (con fondi/ETF questo aspetto è meno importante);
- No ai campanilismi (il mondo è pieno di opportunità d’investimento: America, Europa, Africa, Asia, Oceania…);
- Non essere troppo fedele a una sola impresa d’investimento (la tua banca avrà sicuramente più SGR, SICAV e SIM tra cui scegliere);
- Poche correlazioni dirette (no solo titoli ciclici);
- Ma soprattutto, non investire tutto dove vivi e mangi!
Bene, sono curioso: per caso sei già caduto in questo “errore”? In futuro terrai a mente questi concetti importanti? Il tuo consulente prima di creare il portafoglio ha approfondito le fonti delle entrate del tuo nucleo familiare?
Nei prossimi mesi torneremo sul tema della diversificazione con un altro articolo che ti farà riflettere, aiutandoti a valorizzare i tuoi risparmi.