La pensione e il TFR sono ciò che ti sei guadagnato con anni di lavoro, perché quindi non sfruttare lo strumento che la normativa ti mette a disposizione? Risparmierai tasse, guadagnerai nettamente di più e correrai meno rischi.
A oggi se un lavoratore non fa scelte specifiche, vedrà la sua pensione unicamente pagata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), che è chiaramente un ente pubblico italiano.
L’INPS è affidabile?
Come riportato regolarmente su varie testate giornalistiche economiche, l’INPS non gode assolutamente di buona salute.
I motivi sono vari:
L’Italia è uno dei paesi più indebitati d’Europa
Come spiegato nel mio articolo sui BTP, l’Italia è il secondo paese più indebitato d’Europa e con un deficit in continua crescita. Il trend pare ormai inarrestabile.

La popolazione italiana è tra le più anziane in Europa
In Italia abbiamo un livello medio di salute tra i più elevati al mondo (come raccontato in questo mio articolo sui piani sanitari integrativi) e si vive chiaramente di più.
Bene, ma non dal punto di vista previdenziale (longevity risk).
Avere una popolazione media anziana significa avere meno lavoratori e più pensionati, e come ben sai le pensioni vengono pagate grazie a chi lavora attualmente.
Ma se i lavoratori non aumentano allo stesso modo dei pensionati, il meccanismo va in corto.

L’Italia è il paese europeo dove nascono meno bambini
Un altro fattore che influenza l’anzianità della nostra popolazione è il bassissimo tasso di natalità.
In Italia infatti si registra il minor numero di nascite di tutta Europa.

Abbiamo quindi una buona fetta della popolazione che smette di lavorare e percepisce la pensione, ma pochi nuovi lavoratori che subentrano con i loro contributi.
Ovviamente non sono di certo dei neonati inoccupati a poter offrire i contributi necessari all’INPS, ma questo ci fa capire che più il tempo passa e più il problema si aggraverà, dato che ci saranno sempre meno lavoratori contribuenti.
Tasso di disoccupazione ai minimi
Si potrebbe pensare che ci sono pochi lavoratori rispetto alle persone in pensione perché molti non trovano lavoro, invece non è affatto così.
Ci troviamo infatti pochi disoccupati e nonostante questo la forza lavoro non è abbastanza grande per mantenere in maniera sostenibile chi ha smesso di lavorare.

Fuga di cervelli
Negli ultimi 10 anni oltre 1,3 milioni di giovani sono andati a lavorare all’estero.
Alcuni di loro hanno studiato per buona parte del tempo in Italia, gravando sulla spesa scolastica, ma oggi nemmeno un centesimo del loro reddito contribuisce ad alimentare le casse dell’INPS.
Tra questi, come raccontato nel mio approfondimento sui piani sanitari integrativi, ci sono ad esempio anche tanti medici.
In Italia un pensionato fa affidamento su meno di 3 lavoratori
Aspetto un po’ tecnico ma cruciale: la pensione si regge su chi sta lavorando oggi, quindi tu lavoratore versi ogni mese i contributi che servono a pagare la pensione a chi è appunto attualmente pensionato.
Bene, anche sotto questo punto di vista l’Italia è il peggior paese europeo.

Tutti questi trend negativi visti fino a ora, sono previsti purtroppo in continuo peggioramento.
Le cause storiche e politiche
Il prossimo possibile collasso del sistema pensionistico italiano deriva però anche da scelte poco sagge fatte tanti anni fa dalla nostra classe politica:
- Nel 1945 c’è un primo parziale passaggio dal sistema a contribuzione a quello a ripartizione;
- Nel 1969 si passa totalmente al sistema a ripartizione;
- Nel 1973 arrivano le baby pensioni;
- Sul finire degli ‘80 si iniziano a vedere le prime criticità.
Si susseguono poi vari interventi normativi che a oggi però non hanno sortito particolari effetti (introduzione del calcolo contributivo e successivamente del calcolo contributivo pro-quota, poi le riforme Fornero, Quota 100, Opzione Donna, gli APE e il Salva Italia).
La situazione è quindi fuori controllo?
Assolutamente si e nessuna iniziativa politica o normativa ha sortito il men che minimo effetto. Anche perché nessuno vuole fare scelte impopolari e mettersi contro gli elettori.
Ciò significa che chi ha ancora molti anni di lavoro davanti, rischia di vedere la pensione come un miraggio, non tanto per l’età nella quale poterci andare, ma proprio dal punto di vista del capitale da percepire, che è appunto a rischio.
L’Analisi di Mercer CFA Institute
L’ultima analisi del 2024 effettuata da Mercer in collaborazione con l’Università Monash di Melbourne, mette il sistema pensionistico italiano al pari di quello di Botswana, Perù, Vietnam e Thailandia.

Siamo la seconda peggior nazione in Europa e rispetto all’analisi del 2023 si registra tra l’altro un peggioramento.

Se prenderò la pensione, di quanto sarà?
Online è pieno di simulatori affidabili e gratuiti che, utilizzando il tasso di sostituzione, permettono di stimare quale sarà la propria pensione (qui trovi quello dell’INPS).
Una media che si può considerare è quella tra il 50 e il 60 % dell’ultimo stipendio.
Se quindi il tuo ultimo stipendio sarà di 2.500 €, prenderai tra i 1.250 € e 1.500 € di pensione. Discreta tristezza, non trovi?
Quindi integrare la propria pensione non serve solamente perché questa è a rischio, ma anche perché, se le cose dovessero fortunatamente andare bene, non ti permetterà di mantenere lo stesso stile di vita che hai avuto per buona parte della tua esistenza.
È il cosiddetto Gap Previdenziale.
Invece il mio TFR è al sicuro?
Il Trattamento di Fine Rapporto (o liquidazione / buonuscita), al quale si ha diritto una volta cessato il rapporto di lavoro (licenziamento, dimissioni o pensionamento), viene gestito direttamente dall’azienda per la quale lavori, con due casistiche differenti:
Azienda con meno di 50 dipendenti
Se l’azienda ha meno di 50 dipendenti (Micro Imprese e Piccole Imprese) ha il controllo totale sul tuo TFR, e la cosa non deve affatto rasserenarti.
Rischi
- alcune aziende non hanno realmente la disponibilità delle somme destinate al TFR dei dipendenti (seppur iscritte regolarmente a bilancio) ma se le procurano, se riescono, al bisogno;
- se l’azienda va in difficoltà, seppur esistano delle garanzie apposite (fornite dal Fondo di Garanzia INPS), rischi comunque di avere problemi a ottenere il tuo TFR.
È chiaro che in ottica di diversificazione non ha alcun senso tenere la garanzia del tuo futuro economico nella stessa azienda per la quale lavori. Ti ho parlato di questo importante aspetto in questo mio articolo sulla diversificazione.
Pensa se oltre a te decidessero di licenziarsi altri colleghi, sei sicuro che tutte le piccole aziende abbiano la liquidità per onorare il pagamento della liquidazione?
Se capita invece qualcosa all’azienda, perdi il posto di lavoro, e rischi anche di vedere il paracadute previsto dalla normativa (il TFR appunto) non aprirsi in tempo prima dello schianto.
Dovrai passare tra decreti ingiuntivi, sentenze, pignoramenti e avvocati giuslavoristi (qui trovi il mio articolo sulla polizza tutela legale).
Inefficienze
Questa importante somma crescente nel tempo, subisce da normativa una rivalutazione irrisoria (1,50 % + il 75 % dell’inflazione). Nulla che possa realmente proteggerti dall’inflazione e creare vero interesse composto (leggi il mio approfondimento sull’inflazione).
Dal punto di vista finanziario è un disastro completo su un capitale che invece potrebbe serenamente come minimo (e sto tenendo ampi margini precauzionali) raddoppiare durante la tua vita lavorativa.

Azienda con più di 50 dipendenti
In questo caso per normativa la tua azienda versa regolarmente il tuo TFR presso il Fondo Tesoreria INPS.
I rischi e le inefficienze rimangono:
- Rivalutazione del capitale irrisoria (1,50 % + il 75 % dell’inflazione);
- Rischio insolvenza INPS (perdere tutto);
- Poca flessibilità;
- Poche possibilità di anticipo.
L’alternativa a tutto questo c’è e si chiama Previdenza Complementare
Alla prima assunzione, il dipendente è chiamato a scegliere se aderire a un fondo pensione o lasciare il TFR in azienda (o come visto presso l’INPS per le aziende di grandi dimensioni).
Si può scegliere, se presente, un Fondo Pensione Negoziale (chiamato anche di Categoria o Chiuso), cioè previsto dalla Contrattazione Collettiva Nazionale (CCNL), oppure un Fondo Pensione Aperto, al quale può aderire chiunque indipendentemente dal lavoro svolto (lo può fare anche una casalinga).
Ogni professione ha un rispettivo fondo pensione di categoria nel quale entrare, ma allo stesso tempo, nulla vieta di aderire a un fondo pensione aperto, o a tutti e due assieme.
Alcuni tra i più grandi fondi di categoria sono:
- Alifond (alimentare);
- Arco (legno, manufatti cemento, laterizi);
- Cometa (metalmeccanica);
- Espero (insegnanti);
- Eurofer (ferrovieri e ANAS);
- Fon.Te (terziario);
- Fonchim (chimica e farmaceutica);
- Fondapi (lavoratori PMI);
- Fondoposte (Poste Italiane);
- Fopen (Enel);
- Gomma Plastica (plastiche);
- Perseo Sirio (pubblica amministrazione e sanità);
- Prevedi (edilizia);
- PreviAmbiente (igiene ambientale);
- Previdenza Cooperativa (cooperative);
- Previmoda (tessile e abbigliamento);
- Priamo (trasporti pubblici);
- Telemaco (telecomunicazioni);
Dietro alla gestione di un fondo negoziale c’è chiaramente un normale gestore di fondi d’investimento / gestore di fondi pensione aperti.
Tra i principali gestori di fondi pensione aperti troviamo:
- Allianz;
- Amundi;
- Arca;
- Azimut;
- Generali;
- Intesa.
Si possono avere quindi più fondi pensione, e in certi casi la cosa può avere i suoi vantaggi.
Allo stesso tempo il datore di lavoro potrebbe aver stipulato convenzioni con Fondi Pensione Aperti o Assicurativi.
Ma se ho già il TFR in azienda o presso l’INPS?
Nessun problema, puoi aderire alla previdenza complementare in qualsiasi momento.
Il TFR accumulato fino a quel momento presso l’INPS, rimarrà li, mentre i successivi versamenti mensili confluiranno sul fondo pensione.
Cos’è un Fondo Pensione
Il fondo pensione è un vero e proprio fondo d’investimento ed è lo strumento che può cambiare la propria futura ricchezza senza alcuno sforzo o impegno.
Questo grazie al classico funzionamento dei fondi d’investimento, ai quali si aggiungono però vantaggi normativi e fiscali peculiari di assoluta rilevanza.
Come funziona un Fondo Pensione
È un semplicissimo Fondo d’Investimento, dove un team di gestori e analisti decide quali strumenti d’investimento acquistare diversificando tra settori e aree geografiche.
Al suo interno puoi quindi trovare centinaia di titoli obbligazionari o azionari.
La sua composizione nel corso del tempo cambia in base agli scenari di mercato, mantenendo comunque le dovute proporzioni rispetto alla specifica linea d’investimento scelta.
Come per tutti i fondi sono previsti controlli stringenti, ma in particolare i fondi pensione hanno paletti più conservativi e obblighi di diversificazione maggiori.
Varie linee d’investimento tra cui scegliere
Il fondo pensione ha diverse linee a disposizione che si caratterizzano da diversi rapporti di rischio/rendimento.
Ci sono ad esempio linee a capitale garantito, linee obbligazionarie, linee bilanciate (obbligazioni e azioni) e linee azionarie.
Nel corso del tempo è possibile spostare il proprio capitale tra una linea e l’altra (switch), sia totalmente che parzialmente.
È anche possibile decidere di spostare tutto ciò che si è accumulato fino a quel momento in una linea e continuare però a investire i nuovi contributi in un’altra linea, o viceversa.
Quindi massima flessibilità.
Cosa e come si versa?
Sul fondo pensione puoi entrare in vari modi e più avanti ti spiegherò anche gli innumerevoli vantaggi:
Versando il TFR
Come abbiamo visto è chiaramente la scelta più saggia da fare. Il tuo datore di lavoro ogni mese si occuperà di effettuare il versamento. Tu non dovrai fare nulla.
Aggiungendo un eventuale contributo volontario fisso
Puoi configurare un piano di versamento ripetuto di qualsiasi importo che ti verrà trattenuto dalla busta paga e verrà versato automaticamente sul fondo pensione.
È la stessa logica dei Piani di Accumulo (PAC), tema che ho approfondito qui.
In questo modo con una piccola uscita mensile/bimestrale/trimestrale etc. anche d’importo irrisorio (10 €), contribuisci a far crescere ulteriormente il tuo capitale previdenziale, diversificando tra l’altro i movimenti d’ingresso.
Si può modificare questa scelta in qualsiasi momento, non ci sono quindi vincoli.
Aggiungendo un eventuale contributo volontario una tantum
Nessuno ti obbliga a versare regolarmente, puoi quindi contribuire volontariamente quando lo ritieni opportuno.
Quindi quando preferisci puoi in corso d’anno effettuare uno o più versamenti sul tuo fondo pensione (bonifico, carta di credito, Apple Pay, Google Pay etc.).
Gli infinti vantaggi dei Fondi Pensione
Sono certo che non potrai credere che uno stato traballante come il nostro possa aver previsto uno strumento così efficiente, invece ti confermo che siamo davanti a uno dei pochi casi di eccellenza normativa e fiscale.
Aver un fondo pensione oggi è sinonimo di saggezza, intelligenza e attenzione al proprio futuro.
Veniamo quindi ai vantaggi di questo incredibile strumento finanziario:
Soldi regalati dal datore di lavoro
Se aderisci a un fondo negoziale o di categoria (o a un fondo pensione aperto convenzionato), e decidi di versare un contributo volontario mensile minimo sul fondo pensione, il datore di lavoro farà lo stesso con un importo maggiorato.
Quindi ogni mese sul tuo fondo pensione entreranno:
- normale quota del tuo TFR;
- tua quota volontaria in percentuale alla tua retribuzione lorda mensile (parliamo di cifre che partono mediamente dai 12 € al mese a salire, tanto per farti capire lo sforzo irrisorio);
- quota aggiuntiva datore di lavoro (contributo datoriale), quindi soldi regalati.
Ogni accordo nazionale di lavoro prevede le caratteristiche di questo contributo, ma a titolo di esempio ti riporto quello di Fon.Te. (fondo pensione negoziale destinato ai lavoratori del terziario).
Un lavoratore aderente che oltre al TFR decide di versare almeno lo 0,55 % della sua Retribuzione Annua Lorda (RAL), vedrà il proprio datore aggiungere l’1,55 %.
L’1,55 % può sembrare un importo non elevato, ma se pensi che questo avverrà ogni mese da qui alla tua pensione, capisci bene che sono cifre importanti, e ripeto, regalate.
Inoltre su queste somme aggiuntive si genereranno ulteriori interessi e vantaggi fiscali.
Come leggerai proseguendo nell’articolo, per il datore di lavoro questo contributo non incide negativamente, essendo totalmente deducibile dal reddito d’impresa.
Guadagno immediato da deduzione fiscale
Ciò che entra sul tuo fondo pensione ogni anno, tranne la quota TFR, viene dedotto dal tuo reddito lordo. Il limite annuo massimo di questo regalo è di 5.164,57 €.
Ciò significa che se guadagni 40.000 € lordi all’anno, e versi volontariamente il tuo contributo al fondo per ipotetici 5.150 € annui, questa somma andrà sottratta dal tuo reddito lordo, abbassando l’imponibile tassabile.
Pagherai quindi meno tasse con un guadagno certo e matematico.
Quindi 40.000 € (reddito lordo) – 5.150 € (contributo fondo pensione) = 34.850 €
Rientri quindi nei primi due scaglioni IRPEF, il primo che ti tassa il 23 % fino a 28.000 € di reddito, e il secondo il 35 % per la parte che eccede (in questo caso 6.850 €).
Quindi 28.000 € * 23 / 100 = 6.440 € e 6.850 € * 35 / 100 = 2.397,50 €
Tasse totali da pagare con fondo pensione 8.837,50 € invece che 10.640 € (senza fondo pensione).
In questa simulazione ogni anno risparmierai 1.802,50 € d’imposte IRPEF.
Qui trovi uno dei tanti calcolatori gratuiti per fare le simulazioni.
Da notare che è deducibile anche il contributo del datore di lavoro, quindi se possibile, la sommatoria del tuo contributo e di quello del datore, evita che superi il limite di deducibilità di 5.164,57 €.
Non che la cosa sia un problema, semplicemente sulla somma eccedente non potrai effettuare la deduzione. Può quindi essere più vantaggioso non versare somme volontarie in eccesso ma destinare questi importi ad altri investimenti.
Queste eventuali somme eccedenti non saranno però tassate al momento della erogazione.
Ti riporto per comodità gli attuali scaglioni IRPEF 2025 di modo da fare simulazioni più vicine alla tua situazione specifica:
- 23 % fino a 28.000 €;
- 35 % oltre 28.000 € fino 50.000 €;
- 43 % oltre 50.000 €.
Tassazione favorevole dei rendimenti
Come spiegato in questo mio articolo sui BTP, in Italia la tassazione degli strumenti d’investimento non è poi così elevata.

Il fondo pensione gode comunque di una agevolazione delle imposte sul capital gain, quindi sui guadagni che ottieni investendo.
Se normalmente sugli strumenti con tassazione non agevolata si paga il 26 %, nel fondo pensione questi stessi strumenti pagano il 20 %.
Quindi ti troverai i titoli di stato italiani presenti nel fondo pensione che verranno tassati comunque al 12,50 %, ma altre obbligazioni e azioni al 20 % invece che al 26 %. Il risultato finale sarà una media sempre e comunque più conveniente di quella di un normale fondo o ETF senza finalità previdenziali.
No imposta di bollo
Sul capitale accumulato nel fondo pensione non viene applicata l’imposta di bollo.
A differenza quindi di qualsiasi altro tuo investimento (tranne alcune tipologie di polizze vita da investimento) non pagherai allo stato ogni anno lo 0,20 % sul capitale cumulato.
Può sembrare una imposta da poco, ma se togli questo 0,20 % ogni anno dal tuo capitale per magari 20, 30, 40 anni, capisci bene che i soldi in ballo iniziano a non essere pochi.
Ad esempio su 100.000 investiti lo 0,20 % annuo distrugge 12.000 € in 20 anni.
Simulazione con formula CAGR e ipotesi di rendimento del 7 %
No tassazione sul TFR se cambi lavoro
A ogni cambio di lavoro normalmente il tuo TFR viene tassato, con botte dal 23 al 43 %.
C’è chi non cambia mai lavoro, e chi lo fa ogni tot anni. Avere ogni volta una tassazione così elevata sul maturato è finanziariamente controproducente.
Se il tuo TFR è in un fondo pensione, non avviene alcuna tassazione.
Sicurezza del capitale
Come ho scritto più volte avere il proprio TFR in gestione presso un fondo, esclude tutti i rischi di possibile fallimento dell’INPS e del proprio datore di lavoro.
Il capitale versato in un fondo pensione, sia che si tratti della quota TFR o dei propri versamenti volontari (o del datore di lavoro) viene gestito da una casa d’investimento, ma rimane comunque separato da essa (contabilità separata).
Il tutto viene vigilato dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) ma anche da altri enti come l’International Organization of Pension Supervisors (IOPS) e l’European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA).
Il gestore può quindi anche per assurdo fallire, ma non il patrimonio gestito. Questo è soggetto unicamente all’andamento del mercato, come un qualsiasi investimento.
Inoltre le somme sul fondo pensione sono già a tuo nome, mentre quelle che rimangono in azienda no. Non è un dettaglio da poco.
Estrema diversificazione
A differenza di molti fondi o ETF, i fondi pensione hanno sempre linee molto generiche e diversificate, che si differenziano solamente dalla quota di azioni presenti in portafoglio.
Non troverai mai un fondo pensione che investe solamente in USA o in titoli Tecnologici.
Questo è fondamentale e permette quindi di non incappare nei classici errori del fai da te, mossi magari dalle varie previsioni fantasiose di borsa (leggi il mio approfondimento sulle previsioni dei mercati).

Crescita del capitale nel tempo
Negli investimenti l’aspetto più vincente che da garanzie di rendimento è il tempo.
Il fondo pensione, essendo finalizzato alla crescita nel tempo di un capitale da affiancare a quello pensionistico, si presume abbia per molti un orizzonte temporale lungo.
Ciò ti permette quindi di vincere già in partenza.
Ogni giorno il fondo segue l’andamento del mercato di riferimento. Più tempo abbiamo e più questo genera statisticamente dei rendimenti positivi.

Ci potranno anche essere annate negative, come la storia ci insegna, ma queste verranno assorbite dal cuscinetto di guadagnato già cumulato dalla tua posizione e ampiamente recuperate negli anni successivi.
Non dimenticarti inoltre che nel fondo pensione le tue somme entrano sempre in maniera graduale (quota TFR + eventuale tua quota volontaria + eventuale quota volontaria datore di lavoro).
Questo non fa altro che ridurre ancora di più la fisiologica volatilità dei mercati, dato che ogni mese entrerai con un prezzo diverso.


Nessun bias cognitivo
Spesso l’investitore nelle sue scelte è irrazionale, e fa errori importanti in momenti delicati.
Per sua natura il fondo pensione è uno strumento d’investimento di medio lungo periodo, che non si presta quindi a trading morbosi e frequenti. Ciò permette di massimizzare ancora di più il rendimento.
Ad esempio durante una crisi, un investitore inesperto e non seguito da un consulente, vedendo il portafoglio scendere potrebbe smettere di versare mensilmente le somme previste o ritirare tutto sui minimi.
In realtà, se si ha un’ottica di lungo periodo e un portafoglio diversificato, è proprio invece il momento ideale per proseguire ancora di più i propri versamenti, sfruttando prezzi scontati (pur mantenendo chiaramente le proprie scorte di liquidità).
Pensaci, perché quando una cosa è in sconto tutti corrono a comprarla, mentre quando a essere in sconto è un mercato finanziario il gregge ha paura?
Ribadisco che parliamo di portafogli diversificati, che come visto anche dai grafici precedenti riescono sempre a rialzarsi dopo le crisi, e non di singoli titoli che possono effettivamente fallire in malo modo (o fondi ed ETF specifici e poco diversificati che possono rimanere negativi per anni).
Nel fondo pensione la nostra quota TFR continuerà a entrare ogni mese, come anche la tua quota volontaria (seppur tu possa stopparla in qualsiasi momento, ma non farlo) e quella del datore di lavoro.
Continuerai quindi ad accumulare con prezzi molto vantaggiosi.
Probabilmente invece, se questo investimento non fosse stato destinato alla tua pensione (obiettivo di lungo periodo) avresti fatto di tutto per bloccarlo, commettendo un grave errore finanziario.
Non di rado su nuovi clienti mi imbatto in portafogli investimenti con rendimenti modesti (ci hanno messo le mani troppo frequentemente pensando con le loro scelte di battere il mercato) ma posizioni previdenziali in fondi pensione con rendimenti di assoluto rilievo (dove appunto non hanno avuto modo di fare disastri e dove la diversificazione avviene obbligatoriamente).
La forza dell’Interesse Composto
Per sua natura un fondo pensione non stacca cedole e dividendi, dato che viene alimentato gradualmente nel corso del tempo (sarebbe un paradosso).
Questo è una forzatura positiva, dato che permette di massimizzare il rendimento tramite l’interesse composto. Ho affrontato il tema più volte e puoi approfondirlo in questo mio articolo.
In ogni caso, dentro al fondo pensione, gli strumenti generano chiaramente cedole e dividendi che vengono però reinvestiti (capitalizzazione degli interessi), generando interessi su interessi.
Nel medio lungo periodo questo genera matematicamente una crescita del capitale assolutamente di rilievo.

Tassazione favorevole a scadenza
Come ti ho già spiegato a scadenza i rendimenti finanziari ottenuti avranno un trattamento fiscale di favore, ma questo avviene anche su tutto il capitale maturato.
Se infatti lasciando il TFR in azienda o presso l’INPS paghi una tassazione separata del 23 % minimo (si può arrivare fino al 43 % in base alla fascia di reddito), nel fondo pensione paghi una tassazione agevolata del 9 % minimo e del 15 % massimo.
La discriminante tra il pagare il 9 o il 15 % è data dalla tua anzianità nel fondo pensione. Se sei hai aderito da almeno 35 anni pagherai appunto il minimo (9 %).
Il calcolo è semplice, per ogni anno di adesione al fondo dopo il quindicesimo, hai diritto a una riduzione dello 0,30 %.
Questa tassazione non si applica ai contributi versati nel fondo e non dedotti. Quindi se un anno versi più di 5.164,57 € (limite annuo di deducibilità), la parte eccedente a scadenza sarà esente.
Per questo motivo consiglio a tutti di aprire il prima possibile un fondo pensione ai propri figli (anche con soli 100 € e senza magari alcun versamento aggiuntivo), di modo da fargli partire da subito l’anzianità previdenziale e avere poi in età adulta un fondo pensione con una tassazione corrente minima.
In ogni caso, anche senza fare calcoli, si pagherà sempre e comunque meno che ad aver lasciato il TFR in azienda o presso l’INPS.
E come spiegato in uno dei capoversi precedenti, se hai un fondo pensione a cambi lavoro non dovrai pagare nessuna tassa sul TFR, cosa invece che avviene se lo lasci in azienda o presso l’INPS.
Sicurezza in caso di problemi legali o tributari
Il fondo pensione durante la sua fase di accumulo è impignorabile e insequestrabile (intangibilità della posizione individuale). Può invece essere parzialmente attaccato, chiaramente, nel momento in cui inizia a pagarti la rendita.
Il TFR lasciando in azienda o presso l’INPS è invece attaccabile in qualsiasi momento.
Non è necessario essere criminali o disonesti per ricevere un pignoramento, come ti ho spiegato in questo mio articolo sulla polizza capofamiglia.
Esenzione totale ISEE
I fondi pensione non vanno inseriti nel calcolo ISEE, quindi ciò che hai sul fondo pensione non genera ricchezza ai fini ISEE.
Anche per questo motivo è una forma d’investimento perfetta per i tuoi figli, anche se appena nati.
Potrai trasmettergli già della ricchezza di qualità (a differenza dei BTP), senza che questa li faccia risultare patrimonialmente attivi.
Aprilo subito anche ai tuoi figli
È furbo aprire il fondo pensione ai propri figli il prima possibile, di modo inizi fin da subito il conto alla rovescia di anzianità nel fondo pensione.
In questo modo quando inizieranno a lavorare avranno già un fondo pensione attivo ma soprattutto una anzianità di permanenza che gli permetterà nel caso di poterlo già usare per possibili anticipazioni, ma con una tassazione ridotta (dopo 15 anni di permanenza iniziano gli sconti e già dopo 8 anni vengono meno molte limitazioni).
Puoi anche aprirlo e versarci sopra 100 € una volta sola e basta, ma l’importante è farlo.
Il mio consiglio, se le tue entrate mensili te lo permettono, è comunque quello di versare anche qui abitualmente qualcosa mensilmente o annualmente. Non ci sono comunque vincoli.
Deducibilità fiscale anche per i figli a carico
Le somme che versi per i figli a carico puoi portarle in deduzione dal tuo reddito.
Contribuiscono quindi ad alimentare il limite di deducibilità di 5.164,57 €
Possibilità di usare il fondo pensione di categoria
La posizione dei tuoi figli può essere aperta anche presso il tuo fondo di categoria.
Se un domani lavoreranno in un settore diverso, potranno trasferire la posizione maturata, e la relativa anzianità, presso il nuovo fondo di categoria (o eventuale fondo pensione aperto generico).
Non gli stai, e non ti stai, ponendo quindi nessun vincolo.
Esente da imposte di successione
L’aderente a un fondo pensione può designare i beneficiari caso morte o non fare alcuna scelta lasciando quindi che siano gli eredi legittimi.
La designazione può essere fatta in qualsiasi momento, come anche una sua eventuale modifica o revoca (anche tramite testamento).
In ogni caso, i beneficiari riceveranno le somme al di fuori della procedura di successione, senza quindi dover pagare alcuna imposta di successione allo stato.
Vantaggi anche per il datore di lavoro
Non aver timore ad aderire a un fondo pensione di categoria o aperto, perché anche l’azienda per la quale lavori avrà solo che dei vantaggi.
Senza entrare nei dettagli:
- Deduzione dal reddito d’impresa dal 4 al 6 % delle somme destinate alla previdenza complementare;
- Totale deduzione del contributo aggiuntivo del datore di lavoro;
- Esenzione all’applicazione della rivalutazione del TFR;
- Esenzione del versamento presso il Fondo di Garanzia dell’INPS;
- Riduzione sugli Oneri Sociali.
Meglio il fondo pensione aperto generico o quello di categoria?
Il fondo pensione negoziale (o di categoria o chiuso) spesso ha il grande vantaggio di avere costi di gestione annui molto contenuti.
Se sai già che verserai mensilmente anche un tuo contributo volontario, aderisci senza indugi a quello di categoria di modo da avere anche il bonus del contributo omaggio mensile del datore di lavoro.
Il possibile grande difetto è invece la presenza di poca scelta nelle linee d’investimento, ma ora ti spiego meglio.
Che linea d’investimento scegliere?
Come spiegato prima, per molti la scelta migliore è aderire al fondo pensione di categoria previsto dalla convezione aziendale, in questo modo si sosterranno costi di gestione dell’investimento irrisori e si avrà diritto, se si versa ogni mese il contributo volontario minimo, al versamento aggiuntivo del datore di lavoro.
Il limite del fondo pensione di categoria può essere quello dell’eccessiva prudenza.
Infatti molti fondi di categoria hanno poca scelta nelle linee (magari sono monocomparto invece che multicomparto) e spesso alcuni non hanno nemmeno linee totalmente azionarie o comunque bilanciate azionarie.
Questo significa che anche un giovane lavoratore che aderisce per la prima volta, e ha quindi un orizzonte lavorativo lunghissimo (30 o 40 anni), non potrà beneficiare degli innumerevoli vantaggi offerti dal mercato azionario (ti ricordi i grafici visti prima?).
In questo caso la soluzione è quella di aderire sia al fondo pensione di categoria, con anche il proprio contributo volontario, e poi separatamente aprire un secondo fondo pensione aperto scegliendo la linea azionaria pura o bilanciata azionaria.
Quindi mensilmente avrai il tuo datore che verserà sul fondo pensione di categoria la tua quota TFR + la tua quota volontaria minima + il suo contributo come datore di lavoro.
Verrà poi fatto un versamento automatico anche del tuo ulteriore contributo volontario sul fondo pensione aperto.
In questo modo sfrutterai tutti gli innumerevoli vantaggi del fondo pensione di categoria, me beneficerai anche maggiormente della resa finanziaria offerta dai mercati azionari nel lungo periodo.
Chiaramente non tutti possono permettersi troppe uscite mensili, il mio rimane quindi solo un consiglio da valutare con il proprio consulente, ma considera che sul fondo pensione aperto puoi mettere mensilmente qualsiasi cifra, anche soli 10 €, non parliamo quindi di chissà quale sacrificio.
Ti riporto alcune linee guida di massima basate sul tempo che manca all’effettivo pensionamento. Ovviamente ogni volta che con il passare degli anni si passa a uno scaglione inferiore, bisogna ribilanciare la propria strategia.
Orizzonte lavorativo superiore ai 15 anni
Il tempo è dalla tua parte. Riuscirai a sfruttare al massimo tutti i vantaggi dei mercati finanziari.
Opta per la linea più aggressiva che hai a disposizione (esempio azionaria o bilanciata azionaria).
Orizzonte lavorativo inferiore ai 15 anni
Scegli una linea bilanciata azionaria o bilanciata.
Se versi già abitualmente nel fondo da tanti anni, valuta se effettuare il cambio linea solo per tutto il capitale cumulato fino a oggi, ma lasciare i futuri versamenti (TFR, quota volontaria e quota datore lavoro) nella linea azionaria o bilanciata azionaria.
Orizzonte lavorativo inferiore ai 10 anni
Opta per una linea bilanciata o bilanciata prudente.
Se versi già abitualmente nel fondo da tanti anni, valuta se effettuare il cambio linea solo per tutto il capitale cumulato fino a oggi, ma lasciare i futuri versamenti (TFR, quota volontaria e quota datore lavoro) nella linea azionaria o bilanciata azionaria.
Orizzonte lavorativo inferiore ai 5 anni
Se stai aderendo solo ora, Il tempo non è dalla tua parte, devi quindi essere prudente. I vantaggi fiscali saranno comunque rilevanti.
Utilizza le linee monetarie garantite considerando però che questa prevedono solitamente l’effettiva garanzia dopo il quinto anno. Rimangono comunque strumenti a bassissima volatilità.
Se invece mancano 5 anni ma stai investendo nella previdenza complementare da tanti altri anni, fai il cambio linea spostandoti totalmente su quella monetaria garantita e modifica anche la linea di versamento dei contributi (TFR, quota volontaria e quota datore lavoro) scegliendo quella obbligazionaria prudente.
In ogni caso, qualsiasi sia tuo l’orizzonte temporale, ti consiglio di avvalerti di un consulente che possa consigliarti anche in base alla tua situazione patrimoniale globale. Considera inoltre che molti fondi pensione prevedono automatismi opzionali che permettono il ribilanciamento automatico della posizione all’avvicinarsi dell’età pensionabile, sfruttali.
Ma i Piani Individuali Pensionistici Assicurativi (PIP)?
In linea di massima te li sconsiglio, dato che pur offrendo gli stessi vantaggi, hanno spesso per loro natura costi di gestione maggiori rispetto sia ai fondi pensione aperti, che a quelli di categoria.
In molti casi hanno pure costi su ogni versamento mensile, cosa invece non prevista nei fondi pensione aperti e di categoria.
Perché pagare di più per ottenere lo stesso risultato? I costi negli investimenti sono un aspetto cruciale.
Una macchina costosa probabilmente è di qualità maggiore, ma un fondo caro non necessariamente è meglio di uno meno costoso, anzi.
Costi
I fondi pensione hanno tendenzialmente costi, ridotti, soprattutto quelli di categoria. Il rendimento che ottengono mediamente nel tempo, permette un assorbimento abbondante di tali spese.
Fanno in parte eccezione, come già detto, quelli assicurativi, spesso più onerosi.
Da notare che le spese vengono tutte addebitate direttamente sul capitale accumulato sul fondo, e non sul tuo conto corrente.
Le voci di costo sono le seguenti, e le trovi sul sito di ogni fondo sotto il nome di “Scheda costi”:
Spese di adesione
Sono una tantum, quindi si pagano solo all’apertura della posizione previdenziale. In alcuni fondi chiusi di categoria nemmeno si pagano, ma in generale, considerando anche i fondi aperti, non superano i 70 €.
Spese annue
Si pagano ogni anno sotto forma d’importo fisso, e non superano tendenzialmente i 15 €.
Spese sulle operazioni
Ogni volta che si fa un anticipo, un riscatto o una riallocazione (es. passaggio da un comparto azionario a uno obbligazionario), c’è una commissione fissa, anche questa mediamente non superiore ai 20 €.
Da notare che queste operazioni si fanno in maniera molto ridotta, magari anche solo due o tre volte in 30 anni d’ipotetica permanenza nel fondo.
Spese di gestione
Come per un qualsiasi fondo anche qui ci sono delle spese calcolate sul capitale investito. Sono in percentuale e non superano solitamente l’1,5 % annuo.
I rendimenti che solitamente leggi o vedi nei siti internet di reportistica o analisi, come del resto negli aggiornamenti della tua banca, sono già al netto di tali uscite.
Questo significa che se un fondo nell’ultimo anno ha reso il 4 %, in realtà ha prodotto magari il 5,25 %, ma il gestore si è trattenuto la sua quota di spese.
Chiaramente questi costi sono il guadagno del gestore del fondo e della casa d’investimento, che come tutte le aziende ha infrastrutture, personale, tasse etc., e nel caso specifico, spese di ricerca e analisi.
Quando potrò ricevere la prestazione finale?
Nel momento in cui maturi il diritto pensione e sono trascorsi almeno 5 anni di permanenza nel fondo pensione, puoi disporre della prestazione.
Ciò non ti obbliga però a farlo, infatti tante persone preferiscono mantenere attivo il fondo pensione di modo da poter continuare e dedurre i contributi volontari versati e avere nel proprio patrimonio uno strumento d’investimento fiscalmente e normativamente efficiente.
Infatti è con il tempo che le persone si innamorano dei fondi pensione, toccando con mano rendimenti e vantaggi fiscali.
Se ci pensi infatti che senso ha incassare una ingente somma di denaro se poi questa magari rimarrà sul conto o verrà reinvestita nuovamente in un fondo o ETF normale?
Tanto vale tenerla nel fondo pensione e beneficiare di tutti i vantaggi dello strumento.
Ma mi verrà pagata come una pensione o riceverò tutto il capitale?
Dipende da quanto capitale hai cumulato e dalla tua età.
Se ti rivolgi al tuo commercialista/CAFF o direttamente al fondo pensione, potrai visionare le tabelle aggiornate dove vengono calcolati le soglie.
In linea di massima ti posso dire che entro 80.000 € di capitale maturato, hai la facoltà di chiedere interamente la somma sotto forma di capitale (la riceverai quindi tutta e subito).
Superati statisticamente i 100.000 €, invece è facile che questa tu possa riceverla solo per metà, con la restante parte erogata mensilmente come appunto una pensione.
In certi casi può essere vantaggioso, seppur se ne abbia il diritto, chiedere una rendita per il totale dell’importo, rinunciando quindi all’erogazione immediata del 50 % del capitale.
Ci sono varie tipologie di rendite tra cui scegliere e anche varie formule di reversibilità, ma per questo è utile consultarsi con il proprio commercialista/CAAF o consulente, ma a titolo informativo te le elenco:
- Rendita vitalizia (o semplice);
- Rendita vitalizia reversibile;
- Rendita vitalizia certa e poi vitalizia;
- Rendita vitalizia contro-assicurata.
Trovi varie simulazioni ed esempi anche sui rispettivi siti internet dei fondi pensione. Solitamente il documento riporta nel nome la parola “rendite”.
Ma se ne ho bisogno prima?
È chiaramente uno strumento che nasce per offrire il massimo dei benefici e dei vantaggi sul lungo periodo, in ogni caso sono previste le anticipazioni:
- gravi problemi di salute propri, del coniuge o dei figli (fino al 75 % del montante maturato con tassazione decrescente dal 15 al 9 %);
- acquisto o ristrutturazione prima casa per sé o per i figli (fino al 75 % del montante maturato e dopo 8 anni di anzianità nel fondo pensione, con tassazione del 23 %);
- liquidità generica (fino al 30 % del montante maturato e dopo 8 anni di anzianità nel fondo pensione, con tassazione 23 %).
Tutte queste possibilità possono essere sfruttate più volte nella vita se il capitale residuo lo consente.
Ci sono poi tantissime possibilità di ottenere fino anche il totale dell’importo in caso di perdita o cessazione del rapporto di lavoro, mobilità, invalidità, premorienza etc. oltre che la R.I.T.A. (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata).
Per approfondire queste opzioni ti consiglio di consultare le informazioni presenti sul sito internet di qualsiasi fondo pensione (la normativa è uguale per tutti).
Come vedi è uno strumento davvero ben studiato.
Il TFR nel fondo pensione ha meno vincoli che lasciarlo in azienda o all’INPS
Basandoci sullo schema visto sopra, ti dimostro perché il fondo pensione offre una gestione del TFR più flessibile.
Infatti se lasci il tuo TFR in azienda o presso l’INPS, avrai i seguenti limiti sugli anticipi:
- gravi problemi di salute solo dopo 8 anni di lavoro nella stessa azienda e massimo 70 %;
- acquisto o ristrutturazione prima casa solo dopo 8 anni di lavoro nella stessa azienda e massimo 70 %;
- congedi parentali o formativi solo dopo 8 anni di lavoro nella stessa azienda e massimo 70 %;
- no possibilità di avere liquidità generica.
Abbastanza limitante, non trovi?
Nessun problema se cambi lavoro
Se hai aderito a un fondo pensione di categoria e cambi lavoro non si pone alcun problema, infatti la tua posizione verrà trasferita verso la nuova forma di previdenza complementare di categoria.
Se il settore lavorativo è il medesimo, non avverrà alcun trasferimento, ancora più semplice. Stessa cosa se hai aderito a un fondo pensione aperto, dovrai semplicemente comunicare il cambio del datore di lavoro.
Manterrai chiaramente la tua anzianità previdenziale e non verrà applicata nessuna tassazione.
Per questo motivo prima ti ho consigliato di aprirlo ai tuoi figli, perché una volta che inizieranno a lavorare potranno girare la posizione creata a suo tempo da te, sulla loro nuova convenzione, senza alcun problema e mantenendo l’importante anzianità previdenziale.
Utile a tutti, anche liberi professionisti, autonomi e casalinghe
La miriade di vantaggi della previdenza complementare rende questo strumento utile a qualsiasi tipologia di lavoratore, non solo ai dipendenti.
Se sei un autonomo parlane con il tuo commercialista.
Da non trascurare la possibilità di crearsi una forma di pensione anche se si è casalinghe (seppur sia prevista anche una apposita formula tramite l’INPS).
Sacrificio mensile o investimento?
Appurato che nel fondo pensione puoi anche versare semplicemente il tuo TFR, senza quindi sostenere nessuna uscita mensile, versarci un contributo volontario mensile è la cosa migliore che puoi fare per il tuo futuro.
All’inizio della mia carriera ho visto sia conti correnti di persone con patrimoni inimmaginabili, che di persone che lottavano per arrivare fine mese nonostante stipendi comunque non così bassi.
Sempre, e ripeto sempre, c’erano abitudini di spesa non adeguate alla situazione patrimoniale. Scommesse, lotterie, film, abbonamenti tv, servizi inutili etc.
A volte purtroppo incidevano anche problemi di salute presi sotto gamba e ignorando l’importanza della sanità integrativa (ne ho parlato qui).
Chiunque può permettersi al giorno d’oggi, se lo vuole, una uscita dai 15 ai 30 € mensili, per costruire il suo futuro previdenziale. Dico al giorno d’oggi perché siamo in un periodo storico dove il consumismo la fa da padrona.
Una volta chi era in difficoltà lo era realmente, il poco che aveva lo usava per mangiare. Oggi invece certe cose non fondamentali sono per alcuni irrinunciabili (un esempio sono i finanziamenti per la cerimonia del matrimonio).
Quello che spesso frena le persone è la mente umana, troppo attratta dalle gratificazioni immediate, piuttosto che dai successi possibili e futuri (bias immediatezza).
Meglio una bel film on demand sul divano ogni weekend o una pensione dignitosa tra 30 anni?
Riflettiamo e prendiamoci cura della nostra salute finanziaria.
Credo che sia chiaro a tutti che un fondo pensione, sia di categoria / negoziale / chiuso, che aperto, sia la scelta ideale per qualsiasi persona.
Non perdere l’opportunità di avere in portafoglio uno degli strumenti d’investimento con le maggiori efficienze fiscali e normative.
Foto di copertina By Today Vision.