Ogni giorno analisti, gestori e guru della finanza fanno previsioni di breve periodo sull’andamento dei mercati finanziari, ma nulla quasi mai si avvera. Cosa c’è dietro all’infodemia?
Inutile farsi influenzare
A gennaio prova a salvarti le principali previsioni d’inizio anno, e dopo 12 mesi riguardale: pronto a farti due risate? Quasi nessuno ci prende, e se capita è un semplice caso dettato dalla frequenza folle di previsioni rilasciate (prima o poi qualcosa si azzecca).
Raramente vedrai una grande casa d’investimento ammettere i propri errori valutativi.
Il motivo è semplice
Viviamo in un mondo globalizzato dove anche la sola parola di un leader politico può stravolgere per settimane l’andamento di un mercato.
Stesso discorso per le manovre di politica monetaria delle banche centrali.
Per non parlare delle classiche dinamiche e correlazioni storiche che oggi spesso saltano spiazzando tutti gli operatori (cosa frequente quando i tassi d’interesse sono bassi).
Ma allora perché continuano a uscire previsioni?
C’è chi da anni sistematicamente annuncia una crisi dei mercati, sperando che effettivamente si verifichi di modo da poter diventare ricco e famoso (ma se fosse realmente veggente non dovrebbe già esserlo?).
Ci sono le case d’investimento che con i loro report spingono investitori e consulenti a modificare periodicamente la composizione dei portafogli, di modo da incassare nuove commissioni d’ingresso.
Queste devono anche giustificare i costi di gestione dei fondi, gestiti attivamente, o pseudo attivamente in certi casi, sulla base di queste previsioni (leggi il mio articolo sulla diversificazione per case d’investimento).
Considera poi chi vede i suoi investimenti costantemente modificati dal proprio consulente penserà di essere un cliente primario sempre al centro delle sue attenzioni.
Più si modifica un buon portafoglio e più si perde rendimento
Come già accennato c’è una componente negativa data dalle commissioni, ma l’errore principale sta nel credere che i mercati siano prevedibili, sopratutto nel breve termine.
Tanti sono gli studi che lo dimostrano e spesso emerge pure che è una prerogativa tipicamente italiana.
Se un portafoglio ha solide fondamenta, una buona diversificazione settoriale, geografica e valutaria (qui trovi il mio articolo sulla diversificazione), difficilmente necessiterà di più di un ritocco annuo.

Tutt’al più si effettueranno saltuari ribilanciamenti per alleggerire gli asset che, a fronte d’ingenti guadagni, hanno raggiunto percentuali sproporzionate all’interno del portafoglio.
Le vendite dettate dal panico e dalle notizie
Altro comune errore è quello di vendere un buon portafoglio facendosi influenzare dalle notizie negative (che se non fossero tali attirerebbero meno click e introiti pubblicitari).
Ho affrontato questo tema in questo approfondimento.


In realtà bastano poche informazioni
Ad esempio le analisi di lungo periodo hanno visioni più tangibili, da prendere sicuramente in considerazione nella composizione di un portafoglio diversificato.
Ci sono poi report dove vengono spiegate le dinamiche fondamentali e macroeconomiche che hanno influenzato i mercati fino a quel momento.
Anche se parlano del passato è interessante capire perché i mercati hanno preso una determinata direzione, considerato che potrebbe accadere nuovamente, anzi accadrà, ma nessuno saprà mai quando esattamente.
Quando però vedete dei grafici relativi all’andamento di un mercato verificate che siano Total Return (TR) e non Price Return (PR). Questi ultimi infatti non tengono conto dei dividendi staccati ma solo del prezzo dei titoli, quindi possono mostrare un andamento meno performante.
Nei grafici/indici Total Return invece l’andamento è influenzato anche dal rendimento generato dai dividendi reinvestiti, quindi più fedele e realistico.

Nei principali siti Internet i rendimenti di fondi ed ETF sono Total Return. Invece in alcuni articoli di stampa possono essere usati anche inspiegabilmente rendimenti Price Return.
Molto più utile studiare i concetti e non le notizie
Le notizie perdono di valore dopo poche ore o giorni, i concetti base della finanza invece servono e rimangono per sempre.
Non cercare notizie ma vira la tua lodevole curiosità sui concetti base che stanno dietro al mondo degli investimenti.
Già sul mio sito trovi tanti contenuti, e sono totalmente gratuiti. Quindi clicca qui per andare nella sezione con tutti gli articoli.
Ma anche online è pieno ovunque di concetti scritti da persone autorevoli e preparate (non sono geloso). Ti consiglio di approfondire in particolare questi concetti fondamentali:
- Finanza Comportamentale;
- Interesse composto;
- Diversificazione;
- Integrazione Pensione;
- Portafoglio 60/40 o 40/60;
- ETF;
- Pianificazione Assicurativa.
Cliccando sulle voci in evidenza potrai leggere i miei articoli nei quali ho approfondito l’argomento (come tema principale o anche secondario, quindi non soffermarti al titolo dell’articolo ma prosegui la sua lettura). Per i temi che invece non ho toccato, fai una semplice ricerca online.
Già con questi concetti avrai una conoscenza superiore alla media degli investitori (come spiegato in questo mio articolo sui BTP).
Quindi che fare?
Se sei uno speculatore/scommettitore divertiti pure a cavalcare ogni settimana i trend del momento, difficilmente diventerai ricco (il tuo consulente si), ma se sei un investitore intelligente, pensa solamente ad avere un portafoglio diversificato e low cost.
Le principali componenti da rivedere periodicamente con eventuali ribilanciamenti saranno la duration obbligazionaria e l’esposizione azionaria.
Il tempo e la pazienza ti premieranno indipendente dai sali e scendi.