Perdere con i soldi sotto al materasso?

Soldi sotto al materasso e inflazione.
Gli articoli di questo blog sono scritti da Carlo Busi e non dall'intelligenza artificiale.

E’ un classico delle persone pessimiste, o che in passato hanno avuto brutte esperienze in borsa: “I soldi li tengo sotto al materasso così non perdo”. Niente di più sbagliato.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma tenere i soldi “sotto al materasso”, cioè fermi sul conto o in cassaforte, equivale a una perdita certa, ed è un paradosso dato che chi segue questo approccio non vuole perdere nulla.

Le cause di tutto questo sono le tasse ma soprattutto l’inflazione.

Il male minore: le imposte

Se sul conto corrente/libretto hai mediamente più di 5.000 € paghi ogni trimeste allo stato un’imposta di bollo di 8,55 € (100 € annui invece se sei una azienda/partita iva).

Nulla d’incredibile, ma 5.000 € lasciati sul conto costano ogni anno lo 0,68% per i privati e il 2 % per le aziende. Già alcune persone con un investimento in perdita dello 0,50% mostrerebbero segni di stress.

All’aumentare del saldo di conto l’importo dei bolli rimane fisso quindi l’entità dell’imposta fortunatamente va riducendosi.

Il male maggiore: l’inflazione

Già citata più volte dal sottoscritto, ci tengo comunque a enfatizzare questa nozione, dato che è alla base di qualsiasi “non investimento”.

Cos’è l’inflazione

L’inflazione è un incremento generalizzato e continuativo dei prezzi di beni e servizi. L’ISTAT lo misura periodicamente fornendo il tasso d’inflazione.

Fondamentale per il suo calcolo l’individuazione di un paniere di prodotti e servizi dai quali rilevare i prezzi (abbigliamento, elettrodomestici, cibo, carburanti, assicurazioni, affitti etc.). Di questi panieri ne esistono diversi e sono alla base dei vari Indici dei Prezzi al Consumo: NIC, FOI e IPCA. 

Ognuno di essi ha pregi e difetti, o si presta meglio a specifiche rilevazioni. Quando nei telegiornali italiani parlano d’inflazione, si riferiscono a quella rilevata tramite il NIC, che è l’indice dei prezzi più ampio e generico.

Cosa muove l’inflazione?

Difficile dirlo con certezza, dato che ogni epoca o ciclo economico sperimenta variabili inflazionistiche diverse. In ogni caso, almeno teoricamente, alcune considerazioni possiamo farle:

Nei periodi di crescita economica l’aumento della domanda di beni e servizi causa un fisiologico aumento dell’inflazione: chi vende alza i prezzi perché sa che i suoi prodotti verranno comunque richiesti o perché sono limitati; il maggior utile conseguito permetterà di aumentare gli stipendi, fornendo quindi alla popolazione maggiore capacità di spesa, e così via.

Oppure aumentano i costi delle materie prime (carbone, petrolio, gas, elettricità, ferro etc.), che a loro volta influenzano i prezzi finali dei beni, dato che i produttori non vorranno perdere margine di guadagno. Se a fronte di costi di produzione pari a 80 € vendevano il prodotto a 100 €, adesso con costi di produzione a 85 € lo venderanno a 105 €.

Anche le politiche monetarie muovono l’inflazione dato che un eccesso di moneta sul mercato può portare a un deprezzamento del suo valore, spingendo al rialzo l’inflazione. Per aumentare la moneta in circolazione le banche centrali riducono i tassi, permettendo a privati e aziende di finanziarsi maggiormente e ottenere quindi denaro, sperando che questo porti a un aumento di produttività, investimenti non finanziari, consumi e occupazione, quindi inflazione.

Qual è il suo valore ideale?

L’obiettivo della Banca Centrale Europea (BCE) è di tenerla attorno al 2 %.

Ciò significa che in una sana economia efficiente tra un anno, il modello equivalente del frigorifero che hai appena comprato a 1.000 €, costerà 1.020 €; il tuo stipendio aumenterà del 2 % e di conseguenza il tuo datore di lavoro aumenterà il listino prodotti/servizi del 2 % e così via.

Cosa succede se aumenta troppo?

A seconda dell’intensità dell’aumento si parla d’inflazione strisciante, galoppante, e iper.

Se queste fasi non vengono immediatamente contrastate si arriva a forti crisi, poiché a fronte del repentino rialzo dei prezzi tutto il resto non aumenta di pari passo, in particolari gli stipendi fissi.

Statisticamente sono poi rilevanti le crisi politiche e sociali scaturite dopo periodi di iperinflazione.

Cosa succede se diminuisce eccessivamente o diventa assente?

La deflazione è un evento raro ma dai risvolti nefasti, perché se ogni mese vedo i prezzi scendere, sarò disincentivato a spendere oggi, rimandando gli acquisti.

È chiaro come questo sia un colpo di grazia per l’economia di un paese, dato che le aziende vedranno un calo degli utili con conseguenti licenziamenti. Ci saranno quindi meno persone con potere di acquisto e questo porterà i prezzi ancor di più al ribasso, fino al collasso.

Cosa comporta tutto questo per i miei risparmi?

Se l’obiettivo delle banche centrali è di tenere sempre l’inflazione vicina al 2 %, dovrai considerare che la parte del tuo patrimonio priva di remunerazione, come appunto il conto corrente, ogni anno perderà l’esatto ammontare del tasso d’inflazione, cioè il 2 %.

Si, si sta avverando proprio l’incubo delle tante persone avverse agli investimenti e fiere di lasciare tutto sul conto: perdere soldi.

Purtroppo questo meccanismo non è semplice da digerire, poiché alla fine come visto se oggi ho 50.000 € sul conto, a fine anno saranno ancora lì (a parte i 34,20 € di bolli e le eventuali spese bancarie) ma con quei 50.000 € non potrò più comprare il modello di auto equivalente a quello vista a gennaio.

È esattamente come un rubinetto dell’acqua che perde: non morirò di sete, ma avrò comunque meno acqua.

Viene definita da molti una sorta di tassa occulta.

Guadagni ottenuti da 10.000 € investiti e la perdita invece conseguita per colpa dell'inflazione lasciandoli fermi sul conto (periodo dal 1990 al 2017).
Come l’inflazione distrugge valore, mentre gli investimenti lo producono – By Advise Only
Cosa succede ai soldi per effetto dell'inflazione.
Un capitale fermo viene matematicamente eroso dall’inflazione – By J.P. Morgan

Proviamo anche a parlare di cifre e non di percentuali: se io sul conto a gennaio ho 50.000 €, a fine anno, con una inflazione al 2 %, avrò lasciato per strada 1.000 €!

“Ma anche con gli investimenti si possono perdere soldi!”

Certo, ma i numeri parlano chiaro: con un ampio orizzonte temporale si possono portare a casa ottimi guadagni, senza particolari rischi, e questo te l’ho spiegato bene in questo mio articolo. Perché quindi andare in contro a una perdita certa?

Durata ed entità dei rialzi e dei ribassi del mercato azionario mondiale dal 1970 a oggi.
Sui mercati i periodi positivi sono nettamente superiori e impattanti rispetto a quelli negativi – By J.P. Morgan
Come si è comportato un portafoglio diversificato dopo crisi economiche e geopolitiche.
Dopo una crisi un portafoglio diversificato reagisce sempre positivamente – By J.P. Morgan

E il famoso “ampio orizzonte temporale” spesso molte persone nemmeno sanno di averlo, poiché se il saldo di conto medio degli italiani ammonta mediamente a 16.000 € (fonte Gruppo MOL), se l’investimento tipico è nel mattone (in bocca al lupo) e nei titoli di stato con durata media 7 anni (ancora in bocca al lupo, leggi il mio articolo sui BTP), qualcosa non torna.

“Vabbè ma ho comprato dei BTP a 10 anni che mi rendono il 2 %”

Certo, per 10 anni guadagnerai il 2 % annuo. Quando poi l’inflazione sarà al 2 % al netto dell’operazione non avrai guadagnato nulla, ma avrai sostenuto comunque dei rischi.

Perché giocare una parità con l’obiettivo di pareggiarla quando la si può vincere?

In 10 anni con un investimento azionario diversificato (es. ETF/Fondi) guadagnerai certamente di più.

Il mercato azionario e un portafoglio bilanciato nel lungo periodo premiano sempre con ottimi rendimenti.
Il mercato nel lungo periodo premia sempre – By T. Rowe Price
Confronto tra il rendimento di un portafoglio diversificato e i vari singoli mercati.
Un portafoglio diversificato offre mediamente un rendimento superiore e meno volatilità rispetto a singole asset – By J.P. Morgan

Le regole più basilari di finanza personale dicono che sul conto va tenuta la liquidità per far fronte alle spese ordinarie, tutto il resto va investito.

Ci sarà chiaramente una parte del portafoglio con strumenti a breve termine molto prudente, senza vincoli e privi di commissioni di rimborso, e una parte invece più strutturata di medio-lungo periodo, chiaramente più redditizia.

I soldi sul conto sono maggiormente a rischio frodi

Avere un saldo di conto contenuto, permette anche di tutelarsi da possibili frodi, e penso soprattutto alle persone anziane. Ho approfondito il tema truffe e come proteggersi in questo mio articolo.

I soldi sul conto non sono così garantiti come pensi

Come spiegato poi nel mio approfondimento su come scegliere la migliore banca, non ha senso tenere sul conto 100.000 € credendo che siano realmente coperti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).

I soldi sul conto tecnicamente non sono tuoi

Il codice civile prevede che i soldi depositati sul conto corrente sono di proprietà della banca, con l’obbligo chiaramente di restituirteli su tua richiesta.

Nulla di drammatico fino a quando le cose vanno bene, anche se fortunatamente come spiegato nel mio già citato articolo sulle banche, in Italia abbiamo un sistema creditizio molto solido.

I soldi investiti in strumenti finanziari come fondi, ETF, polizze, fondi pensione etc., sono invece tuoi.

Un danno economico per tutti

L’abitudine di lasciare troppi soldi fermi sul conto, se contestualizzata a livello nazionale o europeo, genera dei danni ingenti all’ecosistema economico finanziario:

  • l’inflazione, come spiegato, brucia le giacenze di conto, togliendo ricchezza;
  • queste somme non confluendo sui mercati finanziari non producono rendimento, quindi nuova ricchezza;
  • le imprese ricevono meno soldi dai mercati, riducendo l’opportunità di crescere e innovare;
  • aziende meno in crescita non generano nuovi posti di lavoro, quindi meno ricchezza.

Non è quindi un tema banale, perché si stima che i cittadini europei abbiano il 70 % dei loro risparmi fermi sul conto. 10 miliardi lasciati a marcire quando invece potrebbero generare benessere per tutti, privati e sistema produttivo.

Chiaramente una riserva liquidità sul conto delle persone è giusto che ci sia, ma senza esagerare. Anche perché la maggior parte degli strumenti d’investimento permettono di ottenere rimborsi anche parziali in pochissimi giorni.

Non investire è come giocare a Monopoli prendendo solo i soldi passando dal via (nostro stipendio) e senza costruire nulla (investimenti).

Ci sono persone anche con patrimoni importanti che sul conto corrente tengono meno di 5.000 €.

La stessa Commissione Europea è molto attenta a questo aspetto, e sta lavorando alle riforme “SIU” (Savings and Investments Union) per incentivare gli investimenti e smuovere tutte queste masse infruttifere. L’ispirazione è quella del modello Svedese “ISK”, una sorta di conto investimento efficiente a livello fiscale.

L’indecisione è ladra delle opportunità

Jim Rohn (Imprenditore)

Quindi cosa fare?

Non lasciare i tuoi soldi sul conto a marcire sotto l’effetto silenzioso dell’inflazione.

Nel già citato mio articolo trovi consigli sempreverdi, perché con un bel portafoglio diversificato, ma soprattutto low cost, ti proteggi dall’inflazione e porti a casa guadagni utili a te e alla tua famiglia.

Quando poi al bar sentirai la solita battuta “Io con il cavolo che li metto in borsa i miei soldi”, fatti una sana risata. Tu guadagnerai, loro invece senza saperlo, perderanno ogni anno dei soldi, come un rubinetto rotto.

Qui trovi un simulatore d’inflazione.