Il BTP è uno degli strumenti d’investimento più richiesti dalle famiglie italiane. Se pensiamo però che 7 italiani su 10 si dichiarano analfabeti finanziari, la cosa deve far riflettere.
Cosa sono i BTP
I Buoni del Tesoro Poliennali sono titoli di debito emessi dal Ministero delle Economia e delle Finanze italiano (MEF). Essenzialmente con l’acquisto di un BTP presti i tuoi soldi allo Stato Italiano tramite una obbligazione a tasso fisso.
Come funzionano i BTP
Come da “contratto” ogni 6 mesi riceverai sul conto corrente gli interessi previsti (cedola). Giunta la scadenza, ti torneranno sul conto anche i soldi prestati inizialmente, oltre che l’ultima cedola.
Ogni titolo di stato italiano che viene collocato tramite un’asta, o che ha già terminato il periodo d’asta ed è quindi quotato/acquistabile sul mercato secondario (MOT), ha una scadenza, come anche un rendimento fisso annuo.
Questi dati si evincono dal nome del BTP: ad esempio un “BTP 2 % 06/2030” è un titolo di stato che scade a giugno 2030 e che paga ogni sei mesi l’1 %, per un rendimento lordo annuo del 2 %.
Dal rendimento netto di un qualsiasi investimento bisogna poi togliere il valore dell’inflazione, soprattutto quando questo investimento ha una lunga durata.
In passato con i BTP decennali (durata 10 anni) si riusciva, al netto della tassazione, a battere l’inflazione, ma il rendimento reale non era poi così allettante se rapportato ai rischi e alla durata dell’investimento.
Con i semplici strumenti d’investimento che ci sono oggi sul mercato, non ha praticamente più senso muoversi come si faceva 20 o 30 anni fa.
La nascita degli ETF obbligazionari a scadenza fissa, ad esempio, rende i BTP ormai qualcosa di praticamente anacronistico, o comunque da relegare a casi specifici e tecnici.


Leggi il mio approfondimento sull’inflazione.
Come vengono tassati i BTP
Le cedole, che sono redditi di capitale, vengono tassate in automatico nel momento in cui si incassano sul conto corrente. La tassazione è del 12,5 %, molto bassa a confronto con altri strumenti d’investimento.
Ci sono paesi europei dove la tassazione di tali strumenti è maggiore, altri dove invece è nulla.
Si potrebbe aprire un discorso a parte sul motivo per il quale chi presta soldi a uno stato debba poi venir tassato dallo stesso, sugli interessi pagati.

In certi casi, si ottiene del rendimento extra comprando BTP che hanno un prezzo di mercato inferiore a quello di emissione (sotto la pari). In questo caso si pagheranno le imposte del 12,5 % sul guadagno anche nel momento della vendita anticipata (a un prezzo superiore) o alla naturale scadenza.
Non approfondisco in questa sede tecnicismi come l’aggio e il disaggio/scarto di emissione.
Perché i BTP hanno tanto successo
I Buoni del Tesoro Poliennali hanno sempre avuto una grande fama per vari motivi:
- apparente semplicità;
- ampio range di scadenze disponibili;
- frequenti aste di emissione (no commissioni);
- tassazione dei guadagni più bassa rispetto ad altri strumenti;
- costi irrisori;
- cedole semestrali in conto corrente;
- rimborso al prezzo di 100 a scadenza.
(Molte di queste caratteristiche si ritrovano anche nelle obbligazioni corporate/societarie).
Al giorno d’oggi, data la situazione critica del nostro paese, ai BTP sono state applicate anche strategie di marketing che sfruttano in parte l’analfabetismo finanziario.
Sono quindi diventati ancora più in voga grazie a:
- cedole trimestrali;
- bonus aggiuntivi di rendimento a scadenza;
- massicce campagne pubblicitarie e di comunicazione.
In particolare, le cedole trimestrali, hanno fatto abboccare vari risparmiatori inesperti, convinti di guadagnare di più rispetto a una obbligazione classica con cedole semestrali. In realtà nulla cambia, se non per il fatto di avere accrediti più frequenti sul conto ma d’importo minore.
Qui trovi il mio approfondimento sulle cedole.
l’Italia è il paese OCSE con il più basso livello d’istruzione, ed è sotto la media anche per le capacità cognitive.

Facile quindi per un governo rifilare il debito pubblico ai suoi cittadini inesperti.

Siamo di conseguenza il popolo che più di altri in Europa investe nel proprio debito pubblico (e il terzo su base mondiale). Assurdo.
Infatti siamo sempre indietro a Francia, Germania e USA come crescita della ricchezza media pro capite.

Perché sono strumenti che sconsiglio quasi a tutti
Lista infinita ma tocchiamo i punti principali:
Mancanza di diversificazione
Chi acquista un BTP presta dei soldi allo stato italiano, lo stesso che ci “garantisce”:
- un Servizio Sanitario Nazionale al collasso (qui trovi il mio articolo);
- delle pensioni sempre più a rischio (qui il mio approfondimento);
- dei servizi pubblici non propriamente di alto livello (inefficienza conclamata della pubblica amministrazione con sprechi annui da capogiro per oltre 180 miliardi di euro).
In Italia molti di noi lavorano, hanno casa, hanno il conto corrente, mandano alla scuola pubblica i figli, si curano, andranno “forse” in pensione etc.
Come ti ho spiegato in questo articolo sulla diversificazione, non è intelligente investire in un qualcosa dal quale dipende praticamente la tua vita e il tuo futuro. Se va male perdi tutto: presente, futuro e risparmi.
Attenzione che non parlo del fallimento dello stato italiano (ipotesi comunque possibile), ma di crisi che possono affossare drammaticamente il valore di questi strumenti finanziari, come già successo più volte negli ultimi anni.
Là fuori c’è il mondo e investirci è facilissimo, doveroso e molto meno rischioso. L’Italia non è certamente un paese di secondo piano dato che è la decima economia mondiale, ma nemmeno uno dei più rilevanti.
Basta guardare la composizione di un qualsiasi strumento finanziario obbligazionario diversificato: la percentuale d’investimenti in titoli italiani è sempre minima.

Secondo te l’investitore medio è più in gamba di algoritmi e interi team di analisti finanziari?
Inoltre se proprio ti piacciono le obbligazioni esistono anche quelle societarie (corporate bond) e quelle ad alto rendimento (high yield).
Spesso queste offrono uno wipeout migliore (Sherman ratio), ma indipendentemente da questo, portano maggiore diversificazione.
Sovraesposizione all’altissimo debito pubblico Italiano
Probabilmente di BTP ne hai già tanti, magari anche ereditati, e forse ignori pure che altri strumenti più efficienti che hai in portafoglio possano comunque avere già piccole quote in BTP o titoli del debito italiano.
La differenza è che i titoli di stato inseriti in un “contenitore” finanziario, come può essere un ETF, Fondo o Gestione Patrimoniale, perdono alcuni dei loro difetti, e, al netto dei costi maggiori, possono creare comunque opportunità.
Comprandoli direttamente anche tu non fai altro che sbilanciare il portafoglio. Inoltre è facile che si perda di vista anche la loro gestione nel corso del tempo, cosa che invece viene fatta sistematicamente nei “contenitori” citati prima.

Portafogli costruiti interamente da titoli di stato italiani sono bombe a mano, oltre che la dimostrazione che la finanza andrebbe insegnata già alle scuole primarie.
In troppi ignorano che anche paesi come Germania, Austria, Spagna e Giappone sono falliti nella loro storia. Certo, il mondo è progredito, ma tutto è possibile.

Prova a chiedere al tuo consulente finanziario di farti vedere il suo deposito investimenti coprendo la parte degli importi. Dubito abbia anche un solo BTP.
Lo stato emette regolarmente titoli di stato per ripagare quelli che vanno in scadenza, una sorta di “Schema Ponzi” (ho parlato di questa tecnica in questo mio articolo sui consulenti disonesti).
Rischio spread e crollo dei prezzi
Non entriamo in tecnicismi, ma qualsiasi stato fortemente indebitato può essere “finanziariamente ricattato” da altri stati, istituzioni finanziarie o bond vigilantes creando tensioni sullo spread (ti ricordi il 2011 con il governo Berlusconi e la crisi del debito sovrano? O il “mercoledì nero” del 1992, con il finanziere George Soros che ha messo in forte crisi l’Italia).
La stessa cosa può capitare quando qualcosa sul mercato dei futures non va come previsto a causa degli hedge fund (basis trade).

Questo significa che il tuo BTP che a scadenza rimborserà a 100, un po’ come se fosse a “capitale pseudo garantito”, durante tutta la sua durata potrà anche scendere del 10, 20, 30, 40 %.
Certo, anche un ETF azionario può scendere del 20 % se il mercato crolla, ma poi negli anni successivi, come la storia insegna, otterrà molto di più. Il BTP invece ti continuerà a pagare la sua piccola cedola fissa, non dandoti quindi alcun premio per la volatilità sostenuta.

Pensa a chi ha comprato BTP a bassissimo rendimento prima del conflitto in Ucraina: per cercare un minimo di rendimento è stato costretto a prenderli a lunga scadenza (anche sopra i 10 anni, o addirittura quelli “Matusalemme” da 50 anni), ma l’aumento dell’inflazione ha generato un fortissimo rialzo dei tassi che ha portato alcuni BTP a perdere anche quasi la metà del loro valore.
Certo, li puoi portare a scadenza di modo che rimborsino al prezzo di 100, ma per 10, 20, 30 anni prenderai cedole irrisorie quando tutto il resto del mercato renderà molto di più.
Magari nemmeno batterai l’inflazione, ottenendo un rendimento reale negativo.

Tu presteresti dei soldi a una persona inefficiente e indebitata sapendo che te li restituirà tra 10 o più anni? NO!
E allora perché li presti allo stato italiano, sul quale magari ironizzi da mattina a sera per problemi come sanità, classe politica, tasse, servizi, trasporti, pensioni, criminalità etc.)?
Le singole obbligazioni (come anche i BTP) sono strumenti molto più complessi e tecnici che ETF/Fondi obbligazionari diversificati.
C’è chi ci fa anche tanti soldi, ma non di certo comprandoli e portandoli a scadenza, ma bensì con frequenti operazioni di compravendita o seguendo varie strategie di trading.
Rischio tassi e liquidità
Come accennato, i titolo di stato, come del resto tutte le obbligazioni, durante la loro vita possono oscillare di prezzo, sia in positivo che negativo.
Nei titoli di stato in particolare incide lo spread, mentre in generale per tutte le obbligazioni (quindi anche i BTP) una grossa influenza è esercitata dai movimenti dei tassi d’interesse e di conseguenza dalle scelte delle banche centrali (es. BCE).
Più una obbligazione a tasso fisso ha una durata lunga e più un aumento dei tassi d’interesse può affossarla (formula della Durata Modificata).
Ti riporto questa tabella riportante ciò che avviene ogni volta che i tassi aumentano. Non ho usato il condizionale perché questa regola è matematica, quindi non è una ipotesi, ma la regola.
Rialzo Tassi | Perdita BTP 2 anni | Perdita BTP 5 anni | Perdita BTP 10 anni | Perdita BTP 30 anni |
+ 0.10 % | – 0,20 % | – 0,50 % | – 0,90 % | – 1,90 % |
+ 0,25 % | – 0,50 % | – 1,20 % | – 2,30 % | – 4,80 % |
+ 0,50 % | – 0,90 % | – 2,40 % | – 4,50 % | – 9,50 % |
+ 0.75 % | – 1,40 % | – 3,60 % | – 6,80 % | – 14,30 % |
+ 1,00 % | – 1,80 % | – 4,80 % | – 9,10 % | – 19,10 % |
+ 1,50 % | – 2,70 % | – 7,20 % | – 13,60 % | – 28,60 % |
+ 2,00 % | – 3,60 % | – 9,50 % | – 18,10 % | – 38,10 % |

A scadenza otterrai comunque il rimborso totale, ma se hai necessità di soldi proprio nel periodo del crollo, sei costretto a vendere il BTP in forte perdita.
E come già visto prima, per tutta la durata dell’investimento dovrai accontentarti di rendimenti bassissimi a fronte di tutto il resto del mercato che rende nettamente di più.
È un po’ come prendere una strada stretta e buia contromano, una volta fatto non puoi fare altro che proseguire, sperando di non schiantarti.
La consolazione è che questa formula funziona anche all’inverso, quindi se hai un titolo a tasso fisso con buoni rendimenti, e i tassi scendono, guadagni di più.
Durata eccessiva
Molte persone per cercare maggiore rendimento acquistano titoli di stato con durate anche oltre 5 anni, dato che tendenzialmente, più la scadenza è lontana e più il rendimento, e di conseguenza il rischio, è maggiore.
Il rischio aumenta anche perché è più probabile che nella lunga durata del prestito (BTP) la controparte (stato) fallisca o vada in difficoltà. Questo capita chiaramente anche nelle obbligazioni societarie.
Come spiegato prima, più la durata è maggiore e più aumenta la sensibilità del prezzo di mercato del titolo.
Che senso ha tenere in portafoglio un BTP 7 o 10 anni e accontentarsi di un rendimento spesso ridicolo rapportato ai rischi e alla durata dell’investimento?
Stando alle statistiche dei mercati, un investimento azionario internazionale diversificato, o anche solamente bilanciato (obbligazioni + azioni), su una durata di 7 o 10 anni offre percentuali di rendimento e di protezione del capitale assolutamente di rilievo.
Come del resto anche un semplice investimento obbligazionario diversificato, seppur con meno rendimento, ma anche meno volatilità.


Mancanza dell’interesse composto
Ogni volta che incassi la cedola di un titolo obbligazionario, questa finisce sul tuo conto corrente, dove molto probabilmente non ti frutta alcun interesse. Immagino inoltre che tu sul conto non tenga 100 €, ma una somma maggiore.
Quindi i soldi della cedola alla fine dei conti a cosa ti servono?
Non è più furbo che questi vengano investiti in automatico generando a loro volta interessi su interessi?

È proprio quello che avviene magicamente in tantissimi strumenti di risparmio e investimento intelligenti e alla portata di tutti, come ETF, Fondi, Gestioni Patrimoniali etc.
L’interesse composto deve essere alla base di qualsiasi strategia d’investimento. È come se fosse un regalo, un bonus, perché rifiutarlo?
Se vuoi approfondire l’argomento cedole e dividendi leggi il mio articolo.
Tassazione bassa ma sfavorevole
Per lo stesso discorso di cui sopra, ogni volta che incassi la cedola, questa viene tassata dallo stato italiano.
Molti strumenti d’investimento, alcuni dei quali citati prima, portano fino alla scadenza, o alla tua eventuale richiesta di rimborso, il momento dell’effettiva tassazione.
Quindi per buona parte della durata dell’investimento cumulerai interessi lordi che a loro volta genereranno interessi, senza alcuna decurtazione parziale a causa delle imposte.
Tutto ciò che leviga periodicamente il montante di un investimento, soprattutto nel medio/lungo periodo, abbatte drammaticamente il guadagno finale.
Questo vale appunto per la tassazione, ma chiaramente anche per i costi di gestione di certi strumenti alternativi ai BTP, che vanno scelti quindi attentamente.
Clausole di Azione Collettiva (CACs)
Tutti i titoli di stato europei hanno questa clausola, quindi anche i BTP.
Uno stato in forte difficoltà può chiedere alla maggioranza dei possessori di un titolo di debito, l’accettazione di variazioni peggiorative, di modo da rimandare o scongiurare il suo possibile default.
Questi creditori, quindi, pur di non rischiare la perdita totale del capitale prestato allo stato, possono accettare:
- Salto o rinvio del pagamento di alcune cedole;
- Riduzione percentuale d’interesse;
- Allungamento della durata;
- Altre variazioni.
Chiaramente sono possibilità remote, ma da tenere a mente dato che molti considerano i titoli di stato italiani un qualcosa di assolutamente sicuro, semplice e affidabile.

La pianificazione successoria
I titoli di stato sono esenti dall’imposta sulle successioni. Questo per alcuni può essere un grande vantaggio.
Significa che quando un investitore viene a mancare, i suoi investimenti in BTP, passano agli eredi legittimi senza l’applicazione di alcuna imposta, come invece avviene per quasi tutto il resto del patrimonio mobiliare e immobiliare.
L’esenzione non riguarda solo i singoli titoli di stato, ma anche quelli inseriti in ETF, Fondi, Gestioni Patrimoniali etc.
Per molti questo è un non problema, dato che se il patrimonio complessivo di una persona è sotto al milione di euro e gli eredi sono congiunge o parenti in linea retta, non ci sono comunque imposte dovute.
Se invece queste imposte sono da pagare, sono comunque tra le più basse in Europa.
Quindi, pur sapendo certamente che tutti prima o poi passeranno a miglior vita, ha senso rinunciare a guadagni e diversificazione per una banale tassazione a fine vita (che tra l’altro non colpirà direttamente noi)?
Considera che statisticamente nel patrimonio di una persona (inchiesta Altroconsumo 2025) la parte d’investimenti che finisce in eredità è solitamente attorno al 22 %, il grosso è dato da liquidità, immobili ed effetti personali.
La pianificazione successoria è un aspetto tecnico e delicato che merita approfondimenti attenti con il proprio consulente.
Un investimento di lungo periodo da lasciare ai propri figli
Questo è l’errore più comune e drammatico. Così facendo non fai altro che lasciare briciole di pseudo rendimento.
Perché sprecare l’opportunità di usare gli strumenti giusti proprio per chi ha un orizzonte temporale lungo e quindi ha già vinto in partenza in tema d’investimenti?
Leggi il mio approfondimento su come investire per i propri figli.
Le grandi riserve auree dell’Italia
Alcuni minimizzano sul grande indebitamento dello stato italiano a fronte delle sue altrettante alte riserve aurifere.
L’Italia effettivamente dopo Stati Uniti e Germania è il paese con le maggiori riserve di oro. Molto bene.
La cosa che molti ignorano è che di questo oro solamente il 45 % circa è sul nostro territorio (Banca d’Italia). Il resto è principalmente presso i forzieri degli Stati Uniti (FED), e una parte più contenuta in Svizzera (BNS) e Regno Unito (BoE).
Potrebbe sembrare una banalità ma non lo è affatto, dato che vari economisti lo considerano giustamente quasi come per perso.
Il Venezuela ad esempio nemmeno ci è mai riuscito a rimpatriarlo, e dal 2018 aspetta inutilmente il trasferimento dal Regno Unito (paese moderno, civile e democratico).
La Germania ci ha messo invece oltre un anno, con non poche tensioni con gli USA che a più riprese hanno negato il trasferimento. Tra l’altro non è stato proprio un successo dato sono riusciti a portarne a casa un quantitativo nettamente inferiore del previsto.
Insomma non è affatto semplice riavere il proprio oro detenuto all’estero. Se ha faticato la Germania figuriamoci le infinite difficoltà che potrebbe riscontrare un paese come l’Italia.
Pare inoltre che da oltre 50 anni non vengano effettuate ispezioni presso il caveau degli Stati Uniti. Quell’ultima ispezione fu tra l’altro una semi farsa.
Le richieste di verifiche avanzate dai vari paesi depositanti, ma anche da alcuni politici americani, vengono abitualmente rifiutate, o al massimo viene concesso di accedere a dei corridoi o di pesare qualche lingotto a campione.
Quindi nemmeno sappiamo se li il nostro oro effettivamente c’è, e anche dovesse esserci è estremamente difficile venirne in possesso.
Fonti: Il Sole 24 Ore/Trend-Online
Lo spostamento del debito pubblico verso gli investitori domestici
Il piano del governo, come si è visto chiaramente con i BTP Valore e il BTP Più, è quello di fare in modo che il debito pubblico italiano sia in mano a investitori domestici, cioè il popolo italiano.
Questo per non subire attacchi ostili sullo spread ma soprattutto perché ormai in pochi dall’estero acquistano il nostro pessimo debito pubblico.
L’Italia è un paese in costante deficit crescente e gli unici ancora disposti a sottoscrivere a mani basse titoli di stato sono principalmente i cittadini italiani, forti dalla loro ignoranza finanziaria e di un certo patriottismo intermittente.
Per questo c’è un così elevato risalto mediatico a ogni emissione di BTP. L’intento è quello di raccogliere più adesioni possibili.
Questa cosa ha le fattezze della disperazione.
Tra l’altro sui risparmiatori domestici le clausole CACs (te ne ho parlato poco sopra) sarebbero molto più facilmente applicabili con successo.
Non cito nemmeno il Patto di Stabilità e Crescita (PSC) per evitare d’infierire.
La patrimoniale
Il terrore di tanti italiani di vecchia data. Era il 10 luglio 1992. In realtà però non fu una vera patrimoniale (tassa calcolata sul patrimonio complessivo di un soggetto) ma un prelievo forzoso dai conti correnti dello 0,60 %.

Da quella data eventi simili non si sono più verificati, ma in realtà il contribuente italiano paga già tante imposte sul patrimonio, anche ben più salate.
L’indicazione che arriva abitualmente dall’Europa all’Italia è quella di tassare di meno il lavoro e maggiormente la ricchezza dei suoi cittadini. Quindi immobili, risparmi e investimenti.
Alcuni analisti, seppur in maniera un po’ allarmistica, temono che questa ansia dello stato di avere una forte concentrazione del suo debito nelle mani di creditori domestici, possa essere il preludio di qualche manovra futura azzardata.
Sono dubbioso, ma è bene esserne a conoscenza.
Il marketing dell’esenzione ISEE
Il governo italiano da marzo 2025 ha reso esenti dall’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) i titoli di stato italiani.
Quindi fino a 50.000 €, i soldi investiti ad esempio in BTP, non dovranno comparire nella dichiarazione ISEE, facendo quindi abbassare il patrimonio calcolato.
Per chi non ha patrimoni elevati ma riesce comunque a mettere da parte qualcosa è sicuramente un aspetto utile, che gli permette di risparmiare su rette di servizi pubblici e altre graduatorie.
Il mio parere personale è che la fortissima e influente industria del risparmio gestito non si lascerà di certo sopraffare e ci saranno presto aggiornamenti.
Consiglio quindi di non buttarsi a capofitto nei BTP ai fini ISEE ma di attendere maggiori sviluppi.
Ti ricordo nuovamente che quando compri un titolo di stato a tasso fisso non devi concederti il lusso di pensare “lo vendo quando voglio prima della scadenza”, perché come documentato basta una tensione sullo spread o un rialzo dei tassi, per affossarne il valore.
Quindi calma e prudenza.
A mio parere, trovo questa normativa assolutamente anti democratica: perché chi investe saggiamente il proprio patrimonio deve vedersi passare davanti in graduatoria persone che invece lo investono in maniera rischiosa, poco efficiente e sotto uno pseudo ricatto dello stato?
Il campanilismo negli investimenti ha sempre fatto danni.
Il controsenso è che lo stato da giustamente la borsa di studio agli studenti con risultati eccellenti, ma poi forza le loro famiglie a investire in malo modo (BTP) per risparmiare sulle future rette.
Figli intelligenti e genitori fessi?
L’unico pregio inconfutabile?
A parte la quasi totale assenza di costi, la bassa tassazione e i vantaggi successori, un altro aspetto positivo dei BTP è quello fiscale, cioè la possibilità di usarli per recuperare eventuali minusvalenze pregresse.
Le minusvalenze sono una sorta di bonus/credito fiscale che ti permette di non pagare le imposte sugli investimenti che chiudi in guadagno (plusvalenza) se ne avevi chiusi altri in perdita (minusvalenza) negli ultimi 4 anni.
In questo caso, soprattutto i BTP con cedole basse (o a zero) e prezzo di mercato ampiamente inferiore a quello di emissione, ci vengono in aiuto.
Bisogna però considerare che i BTP avendo una bassa tassazione, permettono un recupero minore.
Essendo il tema complesso e ricco di variabili, se hai effettivamente delle minusvalenze in essere, parlane con il tuo consulente.
Anche altri strumenti finanziari permettono questa compensazione, come ad esempio obbligazioni (no tramite cedole), azioni (no tramite dividendi), certificati, ETC, ETN, e derivati. Ma si rischia anche di farsi tanto male.
Spero di averti convinto a evitare o comunque limitare la presenza dei BTP nel tuo portafoglio (massimo 5 %), di modo da correre meno rischi, efficientare la diversificazione e massimizzare il rendimento del tuo patrimonio.
Segui i miei consigli sulla diversificazione e presta sempre attenzione ai costi delle soluzioni alternative ai BTP (di questi strumenti ne ho parlato nel mio articolo sugli investimenti per i figli, che offre spunti utili a chiunque indipendente dalla prole).
Se proprio ti servono titoli a scadenza fissa, perché magari hai future esigenze di liquidità già ben definite e scadenziate a breve/medio termine, opta almeno per degli ETF obbligazionari a scadenza fissa (in base alla società emittente si possono chiamare iBonds, ETF Target Maturity o ETF Scadenza Fissa).
Se invece a tutti costi vuoi operare con singole obbligazioni, adotta almeno la strategia “bond ladder”, cioè valuta se acquistare obbligazioni con scadenze diverse, esempio 2, 3, 4, 5 anni e così via, e ogni volta che una di questa arriva a scadenza acquistane un’altra con la stessa durata originaria di quella scaduta, di modo da avere sempre un gradino coperto in questa scala virtuale composta dagli anni, o eventualmente dai mesi.
Invece ai meno esperti sconsiglio la strategia obbligazionaria “bond barbell”, ossia del bilanciere.