Non vendere in scia alle notizie o per la paura

Gli articoli di questo blog sono scritti da Carlo Busi e non dall'intelligenza artificiale.

Siamo continuamente bombardati da notizie di borsa, dichiarazioni di politici e altre informazioni economico finanziarie, ma ha senso farsi condizionare e vendere tutto nei momenti di tensione?

Ogni giorno vengono diffusi dati e informazioni che influenzano l’andamento dei mercati. Tra questi “market mover” troviamo:

  • Comunicati politici;
  • Decisioni delle banche centrali sui Tassi d’Interesse (che rappresentano il costo del denaro);
  • Tasso Inflazione (ne ho parlato in questo mio articolo);
  • Debito Pubblico (debito complessivo di uno stato);
  • Giudizi delle agenzie di rating sul Debito dei paesi;
  • Prodotto Interno Lordo (il PIL rappresenta il valore totale dei beni prodotti in un paese in un determinato periodo);
  • Produzione Industriale;
  • Tasso Disoccupazione (percentuale delle persone disoccupate che cercano impiego, rispetto all’intera forza lavoro);
  • Indici PMI (es. ISM, basati su sondaggi e interviste ai responsabili acquisti di aziende del settore manifatturiero, costruzioni e servizi, per indagare lo stato di salute dell’economia);
  • Vendite al Dettaglio (domanda beni di consumo da parte dei consumatori);
  • Indici di Fiducia (IFO, ZEW e ICS, basati su sondaggi e interviste che stimare la fiducia sul futuro economico);
  • Indici di volatilità (Fear and Greed Index della CNN, e VIX, noto anche come CBOE Volatility o indice della paura, che misurano la paura o l’euforia che si registra sui mercati statunitensi in base a determinati indicatori, medie e operazioni in opzioni).

Come poi spiegato in questo mio approfondimento, le classiche previsioni sull’andamento della borsa sono tendenzialmente inaffidabili e mosse da ben altri interessi.

La continua uscita di notizie giornalistiche dai titoli catastrofici, atte spesso solamente a incassare introiti pubblicitari da click e visualizzazioni pubblicitarie (clickbait), porta a far crescere i bias cognitivi degli investitori.

In particolare il bias di conferma, che ci porta a dare importanza alle notizie che vanno a confermare le nostre paure, e il bias di disponibilità, che ci fa credere che alcuni eventi possano essere più probabili di quello che realmente sono.

A volte si leggono titoli come “Crolla il mercato azionario americano” ma se poi uno va a vedere si accorge che si, quel giorno il mercato è sceso del 4 %, ma nei 12 mesi precedenti magari ha fatto +60 %. Che crollo è?

Solamente pura volontà di attirare i lettori, che sarebbero meno colpiti da un articolo con titolo “Correzione del mercato azionario americano dopo i forti guadagni”. Certo giornalismo oggi è marketing.

Spesso si usa anche erroneamente la parola “bruciati miliardi in borsa”, cosa insensata dato che in borsa si incontrano domanda e offerta.

Non a caso il World Economic Forum (WEF), con i suoi 900 esperti, ritiene la disinformazione il rischio più concreto del momento.

Pensa anche all’enfasi con la quale ogni sera si commenta l’andamento dei migliori o peggiori titoli del giorno (l’ho fatto pure io in tv, chiedo venia). A cosa serve sapere l’andamento giornaliero di un titolo se si è un investitore di medio o lungo periodo? A nulla.

È inutile anche a chi fa trading infragiornaliero (day trading), dato che salvo che non sia un folle, userà app e sistemi informativi super aggiornati e non si baserà di certo su quotazioni prese da tv, radio o giornali.

Se invece guardiamo alle dichiarazioni di politici rilanciate dai giornalisti, possiamo anche tapparci le orecchie: sempre uguali e infruttuose. Sono quasi più utili quelle degli sportivi a fine gara: “ci siamo impegnati, pensiamo al prossimo impegno”.

Stando poi a grandi leader politici ed esperti, la guerra in Ucraina sarebbe già dovuta finire 20 volte, ma a te risulta qualcosa in merito? Dubito.

Cosa succede se vendi a ogni sentore di crisi

Un atteggiamento diffuso ma deleterio, e universalmente riconosciuto come sbagliato, è quello di liquidare i propri investimenti ogni qualvolta escano notizie negative (“sell on news”) accompagnate a effettivi ribassi sui mercati borsistici (avrai già sentito espressioni come “fasi orso”, “cigni neri” e “cigni grigi”).

Cosi facendo si commettono vari errori:

Vendita sui minimi e riacquisto sui massimi

Nei momenti di tensione l’inesperienza, l’emotività e la paura, ci portano spesso a vendere nel momento peggiore (massimo ribasso del mercato) per poi acquistare nuovamente nella fase meno conveniente (a rialzo ampiamente ultimato e consolidato).

Il copione è sempre lo stesso:

  1. nei primi giorni d’incertezza si alza la soglia di attenzione, con frequenti ricerche d’informazioni e aggiornamenti;
  2. se il mercato continua a scendere aumenta l’angoscia e la voglia di vendere, si prova comunque a pazientare vedendo che in alcune giornate ci sono piccoli fisiologici segnali di ripresa;
  3. ma poi ancora forte discesa, e li si cede emotivamente anche per colpa dell’incessante copertura mediatica che cavalca la paura, vendendo spesso sui minimi (max drawdown).

Un portafoglio diversificato costruito in ottica di lungo periodo, non è immune alle crisi, ma è ampiamente attrezzato per superarle con successo in tempi spesso anche brevi. Si piega ma non si spezza.

Il risultato dei tuoi investimenti non dipende da come si comportano i mercati, ma da come ti comporti tu”

Benjamin Graham (Economista)

Pensa a chi ha un secondo immobile che magari si è svalutato del 20 %, spesso non lo vende, e aspetta tempi migliori. Ma negli investimenti borsistici si è invece più impulsivi.

Le correzioni dei mercati sono perdite temporanee, non sono scalfite nella roccia. Le perdite le crea l’investitore impulsivo che vende nel momento sbagliato, non il mercato.

Durata ed entità dei rialzi e dei ribassi del mercato azionario mondiale dal 1970 a oggi.
Le crisi sui mercati hanno una durata mediamente corta, ampiamente inferiore rispetto ai lunghi periodi di rialzo – By J.P. Morgan

Lo dice la storia, ma anche la logica: se non fosse così i mercati azionari, nel lungo periodo, non sarebbero costantemente cresciuti, calcolando che periodicamente nel mondo accade sempre qualcosa di grave e rilevante:

  • guerre e conflitti;
  • crisi geopolitiche e tensioni diplomatiche;
  • crisi o instabilità politiche;
  • epidemie e pandemie;
  • scandali politici o imprenditoriali;
  • crisi settoriali;
  • divergenze normative;
  • game changer (es. dazi).

Fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che scresce.

Lao Tzu (Filosofo)
Storico delle crisi sui mercati azionari dal 1500.
Il mercato azionario è sempre cresciuto nel lungo periodo nonostante tantissimi eventi rilevanti

Se prendiamo ad esempio il mercato azionario americano S&P 500 dal 1928 a oggi, riscontriamo svariati crolli con determinate frequenze temporali di accadimento:

  • -20 % mediamente ogni 4 anni;
  • -25 % mediamente ogni 6 anni;
  • -30 % mediamente ogni 9 anni;
  • -40 % mediamente ogni 14 anni;
  • -50 % mediamente ogni 19 anni;
  • -80 % mediamente ogni 96 anni.

Eppure lo stesso mercato ha sempre recuperato e raggiunto nuovi massimi. Possiamo quindi dire che non erano crolli ma sconti.

Come si è comportato un portafoglio diversificato dopo crisi economiche e geopolitiche.
Dopo eventi rilevanti un portafoglio diversificato recupera ampiamente entro poco tempo – By J.P. Morgan
Rialzi e ribassi che avvengono su base annua sul mercato azionario europeo.
Anche durante le tantissime annate positive i mercati possono avere brevi crolli infrannuali- By J.P. Morgan

Dal 1929 al 2022 solo 4 volte la classica diversificazione composta da un 60 % azionario e 40 % obbligazionario ha “fallito” su base annua, fornendo un rendimento negativo:

  • 1931 (abbandono gold standard);
  • 1941 (seconda guerra mondiale);
  • 1969 (guerra Vietnam);
  • 2022 (guerra Ucraina e inflazione).

È noto, investire è come una partita a scacchi, per vincere occorre sacrificare qualche pezzo.

I mercati oggigiorno sono molto più veloci nel reagire a notizie positive e negative, dato che oltre la metà delle operazioni è gestito da algoritmi e procedure automatiche di acquisto e vendita. Si generano quindi escalation dove i movimenti dei prezzi fanno scattare le procedure operative che a loro volta influenzano ancor di più i prezzi.

Allo stesso tempo però, a differenza del passato dove ci sono state anche crisi devastanti, oggigiorno ci sono aspetti che devono rassicurarci:

  • le banche sono più solide e regolamentate;
  • le economie sono più interconnesse;
  • banche centrali e governi sono molto più attenti e attivi per tutelare la stabilità dei mercati.

Ricorda poi che in borsa c’è sempre chi acquista e chi vende, quindi anche durante una fase ribassista c’è comunque chi compra da chi sta vendendo.

Purtroppo alcuni investitori rimangono così traumatizzati da questa volatilità di breve periodo da non investire più o evitare per sempre i mercati azionari, distruggendo quindi la loro potenziale ricchezza futura e accontentandosi delle briciole.

Il mercato azionario e un portafoglio bilanciato nel lungo periodo premiano sempre con ottimi rendimenti.
Il lungo periodo e la diversificazione premiano sempre – By J.P. Morgan

Ma qualcuno ha perso tanto o tutto, come è possibile?

Certo, se si ha un portafoglio poco diversificato e sbilanciato, le tensioni sui mercati possono arrecare danni anche per periodi molto lunghi, oltre che perdite totali.

Se ad esempio per l’avidità di guadagnare tanto e subito ti sei fortemente sbilanciato sul settore tecnologico USA, e questo dovesse attraversare un duraturo momento di crisi, ti troverai in negativo per anni, mentre intanto il magari il resto del mercato cresce.

Se poi usi singole azioni e obbligazioni, puoi perdere effettivamente tutto, come spiegato in questo mio articolo sulla diversificazione.

Confronto tra singole azioni e un ETF azionario internazionale diversificato.
Investire in singoli titoli può comportare lunghi periodi di sofferenza, al contrario invece di uno strumento diversificato e generalista (in questo caso ETF azionario internazionale) – By Morningstar

Perdi sistematicamente i migliori giorni di mercato

Nel momento in cui rimborsi ed esci dal mercato, non sai mai quando sarà il momento giusto per rientrare, e quindi aspetterai di vedere un solido recupero prima di farlo. Nel mentre, ti perderai i migliori giorni di guadagno, che non avresti perso rimanendo investito.

Questi aumenti vanno a compensare ampiamente la temporanea perdita sostenuta anche da chi è stato saggiamente impassibile al ribasso e ha mantenuto invariati gli investimenti.

Questi avranno quindi visto scendere il proprio capitale per poi vederlo tornare in pari e riprendere nuovamente a crescere ulteriormente.

Cosa succede al rendimento se si perdono i migliori giorni di borsa.
Cosa succede se non si è investiti durante i migliori 10, 20, 30, 40, 50 giorni di borsa – By YCharts
Mancato guadagno mancando nei migliori giorni di borsa.
Cosa succede se non si è investiti durante i migliori 10, 20, 30, 40, 50, 60 giorni di borsa – By Markets Minute

I migliori giorni si verificano molto spesso proprio durante il recupero successivo ai cali, proprio quando la maggior parte delle persone sono ancora confuse sul da farsi.

L’obiezione c’è: come chi non vende viene premiato dai migliori giorni di rialzi, chi esce subito viene gratificato dall’aver evitato i peggiori giorni e può poi reinvestire con prezzi favorevoli. Ma c’è un ma…

Il market timing, ossia il cercare di azzeccare i momenti perfetti per entrare o uscire da un investimento, è qualcosa di estremamente difficile.

Se non ci riescono analisti, trader professionisti e gestori di fondi, per quale motivo dovrebbe riuscirci un normale investitore?

C’è poi chi una volta perso il treno del rialzo rimane fuori “per sempre”, dato che preso atto dell’occasione persa rimarrà fermo in attesa di un futuro ribasso, che magari arriverà dopo tanti anni.

L’idea che esista un segnale che dica quando entrare o uscire dal mercato azionario non è credibile, e non conosco nessuno che sia riuscito a farlo con successo.

John C. Bogle (Investitore e Filantropo)

Anticipi il pagamento delle imposte e perdi interesse composto

Ogni volta che vendi un investimento in guadagno devi pagare allo stato le imposte sul rendimento ottenuto (capital gain). Cosi facendo lasci per strada una fetta di capitale che a sua volta genera interesse composto, quindi rendimento.

Ipotizziamo tu abbia investito 100.000 € in uno strumento azionario e dopo qualche anno ti trovi un controvalore di 120.000 €. Il guadagno è quindi di 20.000 €. Se rimborsi tutto l’investimento pagherai allo stato il 26 % d’imposte sui 20.000 € di guadagno, quindi 5.200 €.

Fino a quel momento, quei 5.200 € circa d’imposte maturate, hanno generato interessi a tuo favore, tramite l’interesse composto, dato che il rendimento dell’investimento non era più calcolato sui tuoi 100.000 € iniziali, nemmeno sui 114.800 € (al netto imposte), ma sui 120.000 € (al lordo delle imposte).

Nel momento in cui vendi e ti ritrovi con 114.800 €, i futuri rendimenti partiranno appunto da tale valore, e non da 120.000 €. Lascerai quindi per strada degli interessi.

C’è chi questo errore lo commette sistematicamente, e più questo comportamento viene reiterato nel corso degli anni e più il mancato guadagno aumenta.

Extra guadagno che si ottiene reinvestimento cedole e dividendi rispetto che a incassarli.
A destra trovi il grafico che mostra l’extra rendimento che si ottiene reinvestendo i dividendi, stesso ragionamento si può fare ipotizzando di avere ogni volta le imposte non pagate ma lasciate nel montante dell’investimento – By J.P. Morgan

Lavora per obiettivi concreti e definiti

Lavorare per obiettivi è una regola saggia nel mondo degli investimenti (goal based).

Esempi di traguardi da raggiungere possono essere studi, laurea, matrimonio, acquisto auto o casa, ristrutturazione, avvio attività, pensione (longevity risk), progetti di figli o nipoti etc., tutte cose con scadenze abbastanza stimabili.

Quindi se il tuo obiettivo è avere una somma rivalutata tra 10 anni, magari per pagarti il tuo percorso per diventare avvocato, guarderai appunto a 10 anni, non a cosa accade a 1, 2, 3 anni.

È come se uno ti chiedesse già oggi di spiegargli un articolo del codice penale, tu giustamente puoi non saperlo perché ti sei prefissato di diventare avvocato tra 10 anni, non ora.

Quindi il tuo portafoglio investimenti dedicato a quell’obiettivo oggi può anche scendere a causa delle turbolenze sui mercati, ma devi valutarlo per ciò che potrà offrirti tra 10 anni. È lì che dovrà darti il risultato prefissato.

Un esempio tangibile di perseveranza

Faccio questo lavoro da tanti anni, e avrò visto più di oltre 500 patrimoni mobiliari.

Tanti commettono gli errori che ti ho illustrato, prima di essere formati e seguiti da un consulente professionale certificato, ma la cosa più curiosa è vedere la differenza tra i portafogli d’investimento rispetto al fondo pensione che in tanti saggiamente hanno.

Un fondo previdenziale, come spiegato in questo mio approfondimento, è il classico investimento che si costruisce nel tempo e che tendenzialmente non si tocca mai, tutt’al più lo si ribilancia all’avvicinarsi dell’età pensionabile.

Invece, un portafoglio investimenti, è spesso oggetto di tante modifiche tramite switch, rimborsi emotivi e ribilanciamenti opportunistici.

Bene, il rendimento medio annuo, o comunque cumulato totale, dei fondi pensione con comparti azionari o bilanciati azionari, è quasi sempre maggiore del portafoglio investimenti.

Questo dimostra ancora una volta che meno si va accanto a un buon portafoglio diversificato, meglio è.

Il tempo è tuo amico, l’impulso il tuo nemico.

John C. Bogle

Quando bisogna valutare la vendita

Se hai puntato su un titolo specifico o un fondo/ETF settoriale o geografico, e questo ha smesso di avere valore e prospettive (difficile saperlo), allora puoi valutare la vendita.

Oppure se hai cumulato un buon guadagno e a breve sosterrai spese certe come acquisto casa, ristrutturazione, cambio veicolo, aiuto ai figli, intervento chirurgico (conosci le coperture sanitarie?) etc., allora può aver senso liquidare.

Attenzione però che se ti sei trovato in questa situazione con un portafoglio prettamente azionario, hai comunque commesso un errore di partenza, cioè quello di non aver lavorato per obiettivi definiti e di conseguenza con il giusto orizzonte temporale.

Infatti se sai già che entro due o tre anni dovrai rimborsare parte dei tuoi investimenti, non puoi arrivare a ridosso di questa scadenza con la fetta di portafoglio designata all’obiettivo, esposta sull’azionario.

L’antidoto alla volatilità: i Piani di Accumulo (PAC)

Le statistiche dimostrano che un investimento fisso, sistematico e graduale nel tempo, è l’arma vincente negli investimenti, soprattutto in periodi di volatilità (rialzi e ribassi frequenti dei mercati) ma anche in caso di sostanziale lateralità (mercato senza una direzione ben definita).

Leggi il mio approfondimento sui piani di accumulo.

Meno emotività e più rendimento

Il piano di accumulo una volta impostato, seppur revocabile o sospendibile, procede dritto per la sua strada, indipendentemente da rally o crolli dei mercati, ed è proprio questa la sua forza: inibire l’intervento dell’investitore emotivo, che tende a modificare e movimentare troppo i propri investimenti, facendo statisticamente solo danni (ma sul momento penserà di essere il più furbo di tutti).

Massima efficienza in caso di volatilità e turbolenze

Con l’acquisto graduale nel tempo affronterai in maniera vincente i periodi di ribasso, perché andrai a comprare con gli stessi soldi più quote dello strumento. Un po’ come se ci fossero i saldi o gli sconti.

Ho parlato dei PAC anche in questo mio articolo sulle strategie d’investimento per i figli (comunque utili a chiunque).

La tipologia di pac descritta e consigliata è quella del “Cost Averaging”, cioè il classico PAC a importo fisso, seppur anche la tipologia “Value Averaging” possa offrire benefici per l’investitore più esperto.

Confronto tra un piano di accumulo PAC e un versamento unico PIC.
Con un versamento ripetuto PAC si colgono le occasione fornite dai ribassi (1.160 € del PAC contro 1.000 € del PIC) – By Amundi
L'andamento 100 € investiti ogni mese in un fondo azionario internazionale tramite PAC.
100 € investiti mensilmente nel fondo azionario internazionale J.P. Morgan Global Select acc D dal 2007 al 2024 – By J.P. Morgan

Fake news e bufale

Piccola parentesi relativa alla disinformazione finanziaria, con qualche consiglio utile per chi naviga spesso online e può imbattersi in notizie viziate da altri interessi, a volte anche fraudolenti:

  • attenzione alle immagini, tutto è manipolabile;
  • titoli sensazionalistici;
  • errori ortografia grossolani;
  • vecchie notizie vere spacciate come recenti, e quindi decontestualizzate;
  • notizie di nicchia citate da una sola fonte;
  • indaga su chi è realmente l’eventuale esperto o professore di turno citato.

Viviamo in un mondo globalizzato ed estremamente informatizzato, ma spero di averti dimostrato e spiegato che investire in modo erratico sulla base di notizie o ribassi di mercato, non porta quasi mai a maggiori profitti, anzi.

Il “cervello rettiliano” che tutti abbiamo, va tenuto a bada in questi contesti.

Da volontario di Protezione Civile, mi piace paragonare chi vende freneticamente i propri investimenti nei momenti di pseudo panico a chi, durante un terremoto, scappa dalle scale (facilmente esposte a crolli) invece che ripararsi sotto i muri portanti, in attesa che tutto passi.

Un solido portafoglio ben costruito, come una casa antisismica, può oscillare fortemente durante un terremoto finanziario, ma difficilmente crollerà a pezzi.

Queste stesse indicazioni vengono tra l’altro spesso date anche dalle associazioni dei consumatori impegnate nel mondo della divulgazione finanziaria, quindi da enti senza alcun conflitto d’interesse con banche e case d’investimento.

Ogni tanto ignora i notiziari e dedicati a qualche lettura economico finanziaria più costruttiva, come consigliato nel mio articolo sulle previsioni di borsa, o leggi i tanti altri articoli gratuiti presenti sul mio sito che ti spiegano come gestire al meglio i tuoi risparmi e il tuo patrimonio.

Ma io vendo durante le crisi?

No, e ti allego la prova dell’assenza di movimenti sul mio deposito durante la “crisi” di aprile 2025.

Nessuna vendita durante la crisi dei mercati aprile 2025.